L’estensione del regime del reverse charge e l’introduzione dello split payment, oltre a creare dei gravi problemi di liquidità alle imprese, stanno generando molta incertezza tra gli operatori, che devono applicare questi istituti già dal 1° gennaio 2015, ma non hanno ricevuto ancora nessuna istruzione operativa dall’Agenzia delle entrate.
L’incremento delle operazioni soggette al “reverse charge”, nonché l’introduzione dello “split payment”, con la legge di stabilità 2015 (articolo 1, comma 629 della legge n. 190/2014), si potrebbe chiamare “accanimento terapeutico”. Questi due istituti potrebbero, infatti, destabilizzare la situazione finanziaria di molte imprese fedeli al fisco, che operano nei mercati in cui è stato esteso il “reverse charge”, ovvero di molti consorzi d’impresa che lavorano stabilmente con enti pubblici, specialmente nel settore degli impianti o dell’edilizia (vedi quanto sottolineato nella Circolare 30 gennaio 2015, n. 3 in allegato).
Pertanto, è ferma la richiesta al Governo di ritornare sui suoi passi su entrambi gli istituti, che la CNA, insieme alle altre confederazioni aderenti a Rete imprese Italia, sta ponendo con forza: stiamo cercando di dare maggiore certezza alle nostre sedi che curano i servizi per le imprese, chiedendo all’Agenzia delle entrate di condividere delle linee interpretative sui molti quesiti che ci sono pervenuti dalle sedi territoriali.
Considerato questo clima di obbiettiva incertezza sull’ambito di applicazione dei due istituti, la prima richiesta posta all’Agenzia delle entrate è il riconoscimento della non punibilità per eventuali violazioni commesse in questa prima fase di applicazione dei due istituti.
Riteniamo che i quesiti, condivisi con Confartigianto e inviati all’Agenzia delle entrate (vedi documento allegato), debbano avere la massima diffusione possibile, al fine di dare un contributo di certezza a tutti coloro che, in queste ore, si trovano nella necessità di applicare il “reverse charge” o /e lo “split payment”.