Imprese artigiane decimate dalla crisi: nel 2014 l’artigianato in Toscana ha perduto altre 1.806 imprese e anche il 2015 è iniziato male per l’artigianato toscano: secondo i dati dell’Osservatorio regionale sull’Artigianato, nel corso del mese di gennaio 2015 sono cessate dall’Albo Artigiano 1.775 imprese, mentre le imprese iscritte sono 878; il saldo fra nate/morte è – 897 e la diminuzione di imprese riguarda tutte le province toscane. il settore più colpito in gennaio 2015 è ancora le costruzioni: altre 755 imprese edili sono cessate, mentre le nuove iscrizioni sono 291 con un saldo negativo di -464 imprese.
Il mese di febbraio presenta dati migliori: 1.118 cessazioni e 932 nuove imprese con un saldo fra nate/morte di -186); le nuove imprese superano le cessazioni solo nelle province di Grosseto, Livorno e Prato. Rimane in negativo il settore costruzioni con 502 cessazioni e 329 iscrizioni (saldo – 173) e quello dei servizi con 307 cessazioni e 278 iscrizioni (saldo – 29); in aumento il manifatturiero con 324 nuove imprese e 308 cessazioni (saldo + 16).
Commenta il direttore CNA Toscana, Saverio Paolieri: “I numeri certificano il tributo che le imprese artigiane hanno pagato, e continuano a pagare, alla crisi. Un disastro. Dal 2008 al 2014 è stato un bollettino di guerra: la crisi ha messo al tappeto 9.335 artigiani con la perdita di oltre 28.000 posti di lavoro, una decimazione che ha coinvolto tutti i settori, dall’edilizia ai trasporti, dalla manifattura ai servizi. Purtroppo i dati di inizio 2015 confermano le nostre preoccupazioni: la crisi continua a mordere duramente”.
“Quello che più preoccupa al di là dei numeri negativi – continua il direttore CNA Toscana – è la profonda crisi di medio periodo che ha colpito l’artigianato toscano dall’inizio degli anni 2000. Profondi processi selettivi, imposti prima dall’effetto della globalizzazione dei mercati e poi dall’imperversare della crisi dopo il 2008, continuano a interessare l’economia artigiana della nostra regione, il cui giro d’affari si è grossomodo contratto di un terzo dal 2008. Il nostro artigianato è quindi ancora molto fragile e le prospettive continuano ad essere orientate alla neutralità o alla crescita zero, ovvero all’assenza di una ripresa”.