Dai dati dell’Osservatorio Lavoro riferiti all’anno 2018 non emergono segnali netti di inversione rispetto ai trend del passato ma elementi di novità sui quali vale la pena soffermarsi.
Lo scorso anno è proseguita la crescita dell’occupazione, ma a un ritmo inferiore rispetto a quello del 2017. Si tratta di un dato che, confermato pienamente dalla rilevazione Istat sulle Forze di Lavoro, è spiegato dal peggioramento del quadro macroeconomico e delle prospettive a breve termine.
Il tempo determinato continua a essere il contratto privilegiato dalle imprese in fase di assunzione, ma il suo utilizzo risulta meno esteso che in passato. D’altra parte nel 2018, dopo due anni di contrazioni, sono tornati ad aumentare le assunzioni con contratti a tempo indeterminato e, negli ultimi sei mesi dell’anno, la quota di occupati permanenti sul totale si è stabilizzata dopo tre anni di caduta.
La rinnovata propensione delle imprese ad assumere con contratti a tempo indeterminato non può essere messa in correlazione con le prospettive dell’economia che, secondo i principali istituti di previsione economica, sono in netto peggioramento. È più probabile invece che essa derivi dall’effetto combinato delle norme introdotte negli ultimi anni finalizzate a favorire il lavoro permanente (le tutele crescenti del Jobs Act) e a rendere meno conveniente l’uso del tempo determinato (il Decreto Dignità).