“La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale adeguata protezione”. Parole chiare. Parole della nostra Costituzione. All’articolo 37, per l’esattezza.
Ma se l’articolo 37 della Costituzione italiana è dalla parte delle donne, non si può dire altrettanto della realtà attuale. I risultati del Global Gender Gap Report 2020 del World Economic Forum piazzano il nostro Paese al 76esimo posto su 153 nel mondo.
E allora nel 2020, purtroppo, abbiamo ancora bisogno di un numero, di una data, l’8 marzo, per ricordare i diritti della donna..
Ancora tanto c’è da fare sia per le lavoratrici dipendenti sia soprattutto per le autonome, oggi quasi completamente fuori da qualsiasi tutela specialmente in ambito di conciliazione famiglia-lavoro.
Lo scorso ottobre ad Ancona, alla presenza di quasi 6mila imprenditori, la CNA ha presentato il suo bilancio sociale, raccontato alla luce dei 17 goal dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per uno sviluppo sostenibile.
L’obiettivo n°5 è quello sull’uguaglianza di genere, e in questo 8 marzo vorremmo che questo divenisse realmente il ‘goal’ di tutti e non solo delle donne.
Un mondo che vedrà il ‘goal’ n°5 messo a segno, sarà un mondo migliore e la miglior qualità della vita che ne verrà, sarà una vittoria di tutti ed un bene per tutti.
Abbiamo scritto tanti numeri ma l’invito in questo giorno è di sceglierli e di giocarli bene.