Operai addetti ai macchinari dell’industria tessile e delle confezioni. Inoltre operai specializzati nella lavorazione del cuoio, delle pelli e delle calzature. Le imprese del sistema moda marchigiano cercano personale ma non lo trovano. E i grandi “brand” contendono le poche figure specializzate alle imprese artigiane dei distretti del calzaturiero e del tessile abbigliamento, mettendo in seria difficoltà le filiere produttive. Il grido d’allarme arriva da CNA Federmoda Marche.
“La mancanza di manodopera – affermano la presidente regionale di CNA Federmoda, Doriana Marini, e il coordinatore Alessandro Migliore – si aggiunge al rincaro dei costi energetici, all’aumento dei costi delle materie prime e all’inflazione. Per non mettere a rischio l’esistenza stessa dei distretti, occorre incentivare la collaborazione tra grandi marchi e piccole imprese per la formazione delle maestranze. Un tema che va affrontato al Tavolo regionale della moda, costituito dalla Regione Marche, come momento istituzionale di confronto e di proposta con le parti sociali. Tutelare la filiera significa tutelare le condizioni di lavoro, i laboratori, il welfare aziendale, le retribuzioni, la flessibilità di orario, garantendo agevolazioni economiche per chi assume. Tutto ciò con gli strumenti a disposizione sia per grandi che soprattutto per i piccoli sapendo che per gli artigiani la formazione on the job è essenziale perché la volontà di apprendere un mestiere è di competenza della scuola e della sua attività di orientamento, ma il mestiere si apprende in fabbrica”.
Nel solo mese di maggio le imprese del sistema moda marchigiano, secondo i dati Excelsior Unioncamere elaborati dal Centro Studi CNA regionale, hanno richiesto 570 operai specializzati di cui 320 addetti a macchinari dell’industria tessile e confezioni e 250 operai specializzati nella lavorazione del cuoio, delle pelli e delle calzature. Ma nel tessile hanno dovuto rinunciare al 66,9 per cento delle assunzioni per mancanza di candidati nel 31 per cento dei casi e per preparazione inadeguata nel 34,4 per cento. Ancora peggio nel calzaturiero dove la mancanza dei candidati ha riguardato il 6,4 per cento dei casi e la preparazione inadeguata il 25,6 per cento. Le imprese, per tre assunzioni su quattro richiedono esperienza nel settore e in un caso su quattro richiedono esperienza nella professione richiesta.
“Il sistema moda marchigiano – concludono Marini e Migliore – deve cogliere le opportunità derivanti dalla programmazione Europea 2021-2027, tramite i bandi sulla formazione professionale ad occupazione garantita, le borse lavoro, i voucher per la digitalizzazione, la ricerca e l’innovazione. Cosi come importante è cogliere l’opportunità della riapertura dello sportello della legge 181/89 a favore delle imprese dell’Area di Crisi Complessa fermano/maceratese che prevede progetti di investimento produttivo, o di riqualificazione energetico-ambientale di quelle imprese industriali localizzate proprio nei comuni ricompresi in tali aree. Quindi, con questa misura, non solo potranno essere finanziati nuovi impianti e nuove linee produttive, ma potrà anche essere dato un impulso decisivo per un rinnovamento strutturale delle stesse realtà aziendali. E ci risulta molto chiaro che se tali investimenti vengono effettuati garantendo il principio della tutela della filiera il nostro distretto avrà terreno fertile, altrimenti sarà difficile per i piccoli competere. Per questo chiediamo a tutte le istituzioni di lavorare insieme per il raggiungimento di questo obiettivo”.
Nel sistema moda marchigiano, le imprese in attività sono 4.840, in calo rispetto alle 5863 di quattro anni fa. Le imprese calzaturiere sono 2.848, quelle dell’abbigliamento 1.590 e quelle del tessile 402.
Gli addetti sono 35.897 rispetto ai 40.420 del 2019. Di questi 22.5474 lavorano nel settore calzaturiero, 10.745 nell’abbigliamento e 2.605 nel tessile. Fondamentale il ruolo del sistema moda per l’export marchigiano. Nel 2022 calzature e tessile abbigliamento hanno esportato prodotti per 1,3 miliardi di euro.