“Mai come ora è determinante rilanciare e valorizzare l’occupazione femminile, sia attraverso il lavoro autonomo che attraverso quello subordinato. L’Europa, insieme al sistema delle grandi riforme e agli investimenti strutturali indispensabili alla ripresa, chiede al nostro Paese un impegno chiaro che possa condurre al superamento dei tanti gap legati al lavoro femminile. L’artigianato, la piccola impresa e l’attività professionale rappresentano, per le caratteristiche intrinseche, una realtà che offre significative opportunità alle donne. Tuttavia, come è noto, non mancano le difficoltà.” Così Mariella Triolo, presidente CNA Impresa Donna, intervenendo alla riunione del Comitato impresa donna che si è tenuta oggi al Ministero delle imprese e del Made in Italy.
Il Comitato, istituito dal Mise – ora Mimit – partecipa attivamente all’esecuzione e al monitoraggio delle misure a sostegno dell’imprenditoria femminile che hanno l’obiettivo di incentivare, anche attraverso le risorse del PNRR, le donne ad avviare nuove attività nel mondo delle imprese. L’organismo, presieduto da Valentina Picca Bianchi, svolge una attività di supporto finalizzata a individuare soluzioni a eventuali problematiche che dovessero emergere sul tema della presenza femminile nell’impresa e nell’economia. All’incontro, oltre ai rappresentanti del mondo imprenditoriale, agli esperti di economia e di questioni di genere era presente anche Luigi Gallo, responsabile Area Innovazione di Invitalia, che ha illustrato tutti gli incentivi, i finanziamenti e le misure messe in campo dall’Agenzia nazionale con il ministero.
“Per promuovere l’auto-imprenditorialità – ha sottolineato Mariella Triolo – sono necessari interventi ben calibrati negli ambiti della conciliazione vita-lavoro e del welfare. Su quest’ultimo punto è importante ricordare che il welfare crea occupazione, dunque economia, e non può più essere considerato una necessità solo al femminile, ma deve essere elemento cardine del nostro modello sociale e di sviluppo. In quest’ottica CNA propone di lavorare su questi punti: sistemi di detraibilità/deducibilità; IVA al 5% anche per i servizi di welfare prestati da strutture private diverse dalle cooperative sociali e loro consorzi (attualmente al 22%); incentivazione alla creazione di reti territoriali di conciliazione di vita-lavoro per servizi di welfare che veda la collaborazione di attori pubblici e privati, con un’attenzione specifica alle esigenze di flessibilità soprattutto rispetto agli orari e alle modalità di erogazione; voucher – ha concluso la presidente di CNA Impresa Donna – destinati alle imprenditrici e alle lavoratrici autonome per l’acquisto di servizi di cura e assistenza.”