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“Il nostro lavoro è fatto completamente con le mani”: così Nicoletta Cirelli, 63 anni, racconta l’anima di Manifattura Coima, azienda fondata con il marito Alessandro nel 1987 in un casale del 1700 a Bastia, in provincia di Ravenna. Con la figlia Jessica sono i protagonisti di CNA Storie di settembre. Qui sono impiegate dieci donne e si ricavano integratori alimentari e liquori naturali da piante officinali. Una produzione annua di 210mila pezzi. Per la verità un macchinario per attaccare le etichette c’era. Una spesa non da poco. Ma è stato messo via. Perché un’etichetta incollata a mano è un’altra cosa. Ecco perché una bottiglia di genziana o un flaconcino di propoli, se escono da qui, possono ben essere definiti manufatti. Il processo è interamente manuale: “Iniziamo con il tatto- spiega Nicoletta- perché tocchiamo le erbe che mettiamo in infusione, le mescoliamo, le filtriamo, le amalgamiamo insieme, le imbottigliamo, le etichettiamo e confezioniamo, tutto manualmente. Questo ci permette di offrire a clienti molto diversi tante tipologie di bottiglie”.
La doppia anima del Manufatto Coima
Coima ha una doppia anima e intercetta altrettanti pubblici: da un lato chi ricorre a integratori alimentari, dall’altro gli appassionati ai liquori naturali. Un lavoro creativo, lo definisce Alessandro. Qui nascono ogni giorno miscele e accostamenti che diventano specialità per appassionati. Frutto di intuizione, esperienza e conoscenza approfondita di un vero e proprio mestiere. Nato dalla passione per la natura e per le erbe officinali. Nicoletta e Alessandro seguono questa passione e si iscrivono al corso di erboristeria dell’Università di Urbino. “Una volta conseguito il diploma di erborista – spiega Nicoletta- abbiamo sviluppato la nostra piccola azienda per far fronte alla richiesta degli ordini monastici, che avevano farmacie interne e producevano i loro sciroppi e le loro tinture madri. Volevano che le producessimo per loro, perché non erano più in grado di far fronte alla burocrazia”.
Le leggi cambiano da un giorno all’altro. Avere in supporto CNA, con professionisti che studiano tutti i giorni per noi, è una cosa fondamentale
La corsa a ostacoli della burocrazia
Burocrazia e normativa sono una vera zavorra che sottrae tempo e energie agli imprenditori di questo settore. A meno che non ci sia chi studia per loro: come CNA Ravenna, che per Nicoletta è stata sin dalla nascita dell’azienda un valido e prezioso supporto. “Le aziende alimentari hanno tanta burocrazia, le leggi cambiano da un giorno all’altro. Quindi avere la certezza di avere alle spalle un’associazione come CNA, con professionisti che studiano tutti i giorni per noi, è una cosa fondamentale”.
I prodotti Coima e i liquori per conto terzi
Il 90% della produzione è per conto terzi, che scelgono un particolare liquore e ne affidano alla Coima la realizzazione. Dalla selezione delle erbe all’imbottigliamento, con tanto di etichetta personalizzata. E poi ci sono i clienti che forniscono le materie prime e delegano alla Coima tutto il resto del processo. In questi scaffali c’è la storia di un territorio: sale di Cervia per il Malandrino, ciliegie di Romagna per il Rosolio, e Gin a base di cardo e lavanda locale.
La trasmissione generazionale e l’attenzione al capitale umano
Il futuro è nelle mani di Jessica, 39 anni: “Vedo che questi giovani hanno una marcia in più e si rapportano bene tra di loro – dice Nicoletta- e possono gestire il marketing in chiave tecnologica”. “Come immagino la Coima tra dieci anni? Come è ora!” ci risponde Jessica. Qui l’innovazione si gioca tutta sull’attenzione al capitale umano, sulla ricerca continua e sulla selezione di materie prime di assoluta qualità. Perché la Coima è soprattutto un’azienda al femminile: una scelta mirata, per offrire alle donne di questo territorio un’opportunità di realizzazione personale. “Abitando tutte vicino l’azienda possono tornare a casa, andare a prendere i bambini a scuola, e questo è un valore aggiunto del quale noi siamo orgogliosi” dice Nicoletta.
Nelle immagini si percepisce l’operosità del grande laboratorio e il calore dell’accogliente famiglia. Peccato non ci sia un naso sul microfono, un sensore di aromi per raccogliere tutta la potenza di queste miscele.