Tintolavanderie e stirerie artigiane, che fanno parte dell’unione “Servizi alla comunità” di CNA Forlì-Cesena, lamentano il dilagare del fenomeno delle lavanderie a gettone o self-service. Queste ultime sono già da tempo fonte di preoccupazione per gli operatori del settore, in aggiunta alla perdurante situazione di crisi economica. Sappiamo che a tali esercizi commerciali non si applica la normativa relativa alla Legge n.84 del 22 febbraio 2006 “Disciplina dell’attività professionale di tintolavanderia”, e che per operare, sono tenuti solo all’obbligo di iscrizione al Registro delle Imprese e all’ottenimento dell’autorizzazione da parte del Comune in cui si esercita l’attività come impresa artigiana.
La lavanderia self-service è in pratica una semplice attività di noleggio attrezzature: uno spazio allestito con lavatrici ed essiccatoi, utilizzati direttamente dalla clientela tramite l’acquisto di appositi gettoni e, nell’evenienza, anche di detergenti.
Eppure in molti casi, purtroppo, l’esercizio di tale attività si discosta dal modello sopra descritto, dal momento che è spesso presente un addetto che fornisce assistenza ai clienti, proponendo servizi di stireria, di ritiro e consegna capi a domicilio, oltre a numerosi altri tipi di servizi normati proprio dalla legge n.84/06. Spesso queste realtà generano situazioni di sfruttamento irregolare di manodopera che effettua lavaggi per conto della clientela oltre, o operanti nel retro dei locali o in altra ubicazione, intenta allo stiro.
Si tratta dunque, oltre che di una forma di concorrenza sleale per le aziende di tintolavanderia, di un esercizio abusivo di attività. Premesso che le lavanderie artigiane non hanno nulla da esporre contro all’esercizio regolare dell’attività da parte delle lavanderie self-service (in molti casi ne rappresentano i legittimi interessi), si ritiene che se queste ultime svolgono attività che invadono l’ambito di competenza delle tintolavanderie, offrendo servizi che per legge possono essere offerti unicamente dalle lavanderie tradizionali, è necessario chiedere di tutelare i legittimi interessi delle imprese che esercitano l’attività nel pieno rispetto della normativa vigente.
“Nessuna crociata contro le lavanderie self-service – ha sottolineato Andrea Bianconcini presidente CNA Tintolanderie di Forlì-Cesena – se si limitano ad essere attività commerciali attraverso il noleggio di lavatrici professionali ed essiccatoi utilizzati esclusivamente dalla clientela. Ma i due mondi si devono mantenere distinti e rivolgersi a clientele differenti. Comportamenti diversi e originali – ha proseguito Bianconcini – vanno perseguiti perché violano la normativa vigente e generano un fenomeno di concorrenza sleale verso le tintolavanderie tradizionali, oltre che di evasione fiscale e contributiva”.
È opportuno ricordare che il mancato rispetto delle norme in materia sanitaria specificamente previste per le tintolavanderie, nonché la presenza di personale e la mancata comunicazione del responsabile tecnico, come previsto dalla legge n. 84/2006, configurano l’esercizio abusivo dell’attività di tintolavanderia da parte delle lavanderie self-service.
Gli operatori del settore rappresentati dall’Unione “Servizi alla comunità” di CNA Forlì-Cesena chiedono alle Amministrazioni Comunali della provincia di Forlì-Cesena, nell’interesse anche del consumatore, che le prerogative di professionalità richieste per legge agli operatori del settore siano salvaguardate.