Un labirinto difficile da affrontare tra assenza di normative nazionali e, a volte, profonde differenze tra regione e regione, ma anche tra i vari comuni, in Toscana come nel resto d’Italia. Il decentramento introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione per le imprese artigiane non fa rima con semplificazione. Anzi, la mancanza di un efficace raccordo tra Governo centrale e Regioni ha impedito la definizione di standard uniformi favorendo la frammentazione, le differenze territoriali e la produzione di nuova burocrazia, penalizzando le attività artigiane e i consumatori.
L’Osservatorio Burocrazia realizzato dalla CNA nazionale, giunto alla quinta edizione, ha indagato l’impatto della riforma costituzionale del 2001 su otto mestieri (Alimentare con consumo sul posto, installazione e manutenzione impianti fotovoltaici, tatuaggio, piercing, acconciatura, estetica, toelettatura di animali, meccatronica), quasi 400mila imprese, dal quale emergono numerose criticità nell’attività d’impresa a causa di diversi contesti normativi ed amministrativi.
Anche in Toscana non mancano le criticità, come è stato illustrato quest’oggi nella sede della CNA regionale a Firenze, in un evento che ha visto la partecipazione di Marco Capozi responsabile del Dipartimento Relazioni istituzionali e Affari legislativi di CNA che ha illustrato i dati dell’Osservatorio e del presidente e del direttore di CNA Toscana, Luca Tonini, e Antonio Chiappini, Leonardo Marras, assessore regionale all’Economia e al Turismo, Mario del Secco, segretario generale di Unioncamere Toscana, Francesco Casini, Sindaco di Bagno a Ripoli per Anci Toscana.
Sono stati presentati numerosi esempi delle difficoltà che devono affrontare le imprese. Ad esempio, per poter consumare un prodotto gastronomico all’interno di un’attività artigiana, leggi e burocrazia impongono sedute scomode e vietano l’uso di piatti di ceramica e posate in metallo. Se poi si vuole offrire una bibita per accompagnare un trancio di pizza, o un caffè espresso dopo un cornetto di propria produzione, ecco che si presenta il labirinto burocratico e normativo. In Toscana su questo argomento non esiste una disciplina regionale, ma solo delibere comunali. E comunque praticamente in ogni comune toscano non si possono vendere bibite alla spina. Riguardo i dehors le imprese alimentari artigiane in molte province devono procedere a una Scia per il commercio, a Pisa non ne è consentito l’utilizzo.
Cambiando mestiere, l’impiantista che opera in più regioni deve destreggiarsi tra i vari catasti degli impianti termici ogni regione ha sviluppato una propria piattaforma con modalità di accesso e procedure specifiche. In alcune regioni ci sono anche più catasti, fino a 7, che non dialogano tra loro. In Toscana esiste un solo catasto, ma registra solo i rapporti di efficienza.
Parlando di formazione professionale la situazione è complessa per estetica e acconciatura: la durata dei percorsi regionali varia da 3 a 5 anni e le ore di formazione per ogni anno oscillano tra 198 e 1.394. In Toscana il percorso di istruzione dura 4 anni per 990 ore annuali.
Per tatuaggio e piercing come per la toelettatura di animali, mestieri in rapida espansione, manca completamente una legge nazionale di settore. Per il primo 13 regioni su 20 hanno disciplinato le attività e naturalmente le ore di formazione variano da l’una all’altra andando da 12 a 1500. In Toscana esiste una legge regionale che prevede 600 ore di corso. Peggio vanno le cose per la toelettatura di animali dove nessuna regione ha previsto una legge specifica solo 8 regioni su 20 hanno previsto un percorso formativo.
La burocrazia non ha risparmiato la nascita della categoria meccatronica che ha accorpato meccanici auto ed elettrauto. Le imprese iscritte a una sola attività devono conseguire l’abilitazione mancante con apposito corso di formazione regionale. La comunicazione della nuova qualifica non è sufficiente nella maggior parte dei comuni italiani che richiedono la presentazione di una Scia (fino a 20 adempimenti e 10 enti da contattare) come se si trattasse di una nuova attività. Tra le poche eccezioni positive Firenze, dove la Camera di commercio ha aggiornato in automatico tutte le posizioni senza alcuna pratica amministrativa. Il paradosso è che l’attività di meccatronica non ha un proprio codice Ateco.
“Questi dati ci confermano che è necessario un confronto permanente sui mestieri artigiani, ognuno dei quali deve combattere con vuoti legislativi, normative assenti o profondamente differenti fra un comune e l’altro – afferma il presidente di CNA Toscana – Non c’è bisogno di essere all’interno di questo mondo per capire che lavorare per i nostri artigiani diventa difficilissimo. Se vogliamo evitare, in certi casi estremi, la chiusura di molte attività è necessario semplificare e razionalizzare il quadro normativo e regolamentare; aggiornare e riordinare le leggi di settore, a partire dal coordinamento dei percorsi formativi; assicurare l’interoperabilità delle banche dati pubbliche; dare risposte ai nuovi mestieri attraverso standard omogenei”.
“L’Osservatorio Burocrazia di CNA ogni anno si focalizza su nuovi mestieri, facendo una ricognizione sulle normative che li regolano – spiega Capozi – l’obiettivo è quello di favorire il confronto tra imprese artigiane e istituzioni per capire come semplificare e, quindi migliorare la vita delle aziende e dei cittadini”.