“La nostra comunicazione dev’essere una comunicazione totalmente di sistema. Dobbiamo parlare con una sola voce. Siamo incamminati sulla buona strada ma ancora ci manca un pezzo di cammino. E siamo costretti a bruciare le tappe. Solo così potremo impegnarci come dovuto, al più presto possibile, per il recupero dell’immagine del nostro mondo. Anzi, per ribaltarne la visione attuale”.
Così il nostro segretario generale, Otello Gregorini, ha concluso gli Stati generali della comunicazione CNA. Una due giorni che, mercoledì 10 e giovedì 11, ha riunito segretari, direttori e comunicatori della Confederazione per studiare una strategia mirata a fare sistema insieme attraverso la condivisione, l’aggregazione, l’attrazione.
“Fino a non molti anni fa – ha ricordato Gregorini – l’artigianato godeva di un prestigio nell’immaginario collettivo che ha perso velocemente. Dobbiamo impegnarci a ripristinare l’immagine positiva che le nostre attività meritano. E dobbiamo agire prima di tutto sul versante della comunicazione”.
“La nostra battaglia, la battaglia per l’artigianato, per le piccole imprese, è – ha sottolineato – una battaglia di alta rilevanza sociale. L’Italia purtroppo ha pochissime grandi imprese, ma non è certo colpa nostra. Rimane l’imprenditoria diffusa a reggere il Paese. E abbiamo il dovere di trasmettere la sua immagine reale soprattutto ai giovani per attrarli verso l’artigianato, l’imprenditoria, e per condurli a lavorare in questo settore anche da dipendente. La narrazione sincera del nostro mondo – ha concluso – diventa così una priorità per noi e per la nostra comunicazione”.
Ai lavori sono intervenuti il professor Luca Solari (esperto di innovazione organizzativa e trasformazione) e il formatore e comunicatore Nicola Grande con i direttori Nicola Tosi, Claudio Giovine, Fabio Bezzi e il responsabile della comunicazione nazionale, Pietro Romano. In due fasi dedicate al dibattito hanno parlato, inoltre, decine di segretari, direttori e soprattutto comunicatori venuti da tutta Italia in particolare per presentare numerosissime “buone pratiche” da mettere a fattor comune.