CNA guarda con attenzione all’impegno di approfondire lo sviluppo di energia nucleare, ma alle piccole imprese servono risposte immediate rispetto alle criticità del sistema elettrico. È quanto sottolineato dalla Confederazione in audizione davanti alle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica.
CNA esprime un giudizio positivo sulle direttrici definite dal governo per lo sviluppo delle rinnovabili, in quanto offrono soluzioni di breve periodo e facilmente implementabili. L’evolversi della tecnologia nucleare lascia intravedere una prospettiva nella quale – almeno nel breve periodo – l’impegno nello sviluppo delle rinnovabili dovrà continuare a rappresentare un punto di forza sia nell’ottica della decarbonizzazione sia rispetto alle opportunità di investimento e crescita del sistema produttivo; nel medio/lungo periodo le nuove tecnologie nucleari potrebbero integrare il mix energetico nazionale con una fonte che, da un punto di vista emissivo, implica minori impatti.
Più in dettaglio, CNA rileva che gli Small Modular Reactor di III generazione allo stato attuale per innescare il processo di fissione necessitano di uranio che l’Europa importa per il 99% e la metà proviene da Russia, Kazakistan e Uzbekistan. Inoltre i costi di produzione dell’energia nucleare in Europa sono di circa 170 $/MWh – a fronte dei 50$/MWh delle rinnovabili. Studi recenti indicano che i piccoli reattori perderebbero in termini di economie di scala, determinando costi di generazioni più alti. Negli Stati Uniti – paese di consolidata tradizione nuclearista – uno Small Modular Reactor fino a 460 MW è costato circa 9 miliardi di dollari.
Altro nodo riguarda la modulabilità dell’energia nucleare. Attualmente gli impianti termonucleari non sono in grado di modificare rapidamente la produzione elettrica sulla base del fabbisogno di consumo al netto della produzione da fonti rinnovabili non programmabili. Si tratta di un elemento importante per la sicurezza del sistema elettrico nazionale. Il tema della non modularità è un vulnus particolarmente rilevante in considerazione della non programmabilità delle fonti rinnovabili che compongono il nostro mix produttivo che vede nello sviluppo degli accumuli utility scale e nell’aggregazione degli accumuli di piccola taglia le risposte al bisogno di equilibrio della rete elettrica. Pertanto potrebbe essere ragionevole immaginare che la nuova produzione nucleare sia a disposizione di esigenze locali legate ai nuovi utilizzatori di energia elettrica, come ad esempio i data center.
Infine per CNA lo sviluppo del nucleare deve avere una programmazione strategica per la quale le risorse siano individuate e impegnate nel bilancio statale, senza gravare sulle bollette dei consumatori. Vogliamo infatti scongiurare fin dall’inizio il rischio che anche il finanziamento del nucleare passi dalle bollette delle piccole imprese, riproducendo un modello penalizzante che drena alle PMI italiane risorse altrimenti impiegabili.