Lo scorso 28 aprile 2015 è stato presentato il secondo rapporto sulla tassazione delle piccole imprese in Italia: “Comune che vai fisco che trovi”, dell’Osservatorio CNA. L’evento, oltre ad avere una importante presenza sui media, è stato riconosciuto dagli illustri ospiti (Consigliere per gli affari fiscali del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Vieri Ceriani; il Presidente della Commissione finanze del Senato, Mauro Maria Marino e la Senatrice Anna Cinzia Bonfrisco della Commissione Bilancio del Senato), quale valido strumento per analizzare l’andamento nel tempo e la variabilità nel territorio del reale peso del fisco sul reddito delle piccole imprese.
Rinviando agli atti del Convegno per una più puntuale valutazione, con riferimento all’anno 2014 è emerso che l’effetto combinato delle norme che portavano ad una riduzione della tassazione complessiva e quelle che, al contrario, spingevano verso l’alto il Total Tax Rate, ha portato ad un ulteriore incremento della tassazione complessiva della piccola impresa, se pur lieve. Si è passati dal 63,8% del 2013 al 63.9% del 2014. Nella sostanza, le decisioni dei Comuni nella definizione dei tributi locali (IMU, TARI e TASI), hanno annullato l’effetto positivo creato dalle disposizioni che già dal 2014 determinavano una riduzione dell’IRAP.
Sulla base delle proiezioni sull’anno 2015, al contrario, il peso complessivo del fisco (Total Tax Rate), si profila in calo dell’1,7%, passando dal 63,9% del 2014 al 62,2%. Riduzione da intestare interamente all’abolizione della componente lavoro dipendente a tempo indeterminato dell’Irap.
Siamo ancora, come si vede, ben al di sopra del 59,2% raggiunto nel 2011, l’anno zero del federalismo fiscale. Peraltro, il beneficio poteva essere ben più corposo, se non fosse stato dimezzato dal maggior prelievo dell’Irpef e dei contributi previdenziali degli imprenditori (IVS). Il taglio dell’Irap si è trasformato in reddito d’impresa, quindi immediatamente soggetto all’Irpef.
E’ un passo nella giusta direzione, che però aspetta conferme dalle decisioni che prenderanno i Comuni nei prossimi mesi. Se, infatti, i sindaci decidessero di compensare i tagli, già stabiliti, dei trasferimenti dello Stato centrale, rimettendo mano ai tributi locali, potrebbero attenuare fino a farlo scomparire il beneficio fiscale indotto dal taglio dell’Irap.
L’atro aspetto importante emerso nell’ambito dell’iniziativa è l’accresciuta variabilità della tassazione sul territorio, proprio per effetto della nuova fase del federalismo fiscale. Tra il comune che si contraddistingue per la più alta tassazione complessiva (Reggio Calabria), pari al 74,9% ed quello nel quale la tassazione è più bassa (Cuneo), pari al 54,5%, dei 113 comuni analizzati, ci sono ben 20,4 punti percentuali di differenza. Nel 2011, la distanza tra il più alto Total Tax Rate (Napoli ) 67,4% ed il più basso (Sondrio) pari al 55%, era di 12,4 punti percentuali.
Video-sintesi dell’evento del 28 aprile 2015