Il Dipartimento delle Finanze ha pubblicato i dati statistici sulle dichiarazioni fiscali e sugli studi di settore dei contribuenti titolari di partita IVA relativi al periodo d’imposta 2013.

Occorre premettere che dai dati generali della platea dei contribuenti soggetti a studi di settore, nel 2013 circa 3,6 milioni di soggetti tra cui il 65% persone fisiche, rispecchiano un andamento ancora fortemente influenzato dalla crisi con un calo dei redditi dichiarati complessivamente pari al -1,8% rispetto al 2012. Il reddito medio si è infatti attestato su un valore pari a € 25.400 per le persone fisiche (-1,2% rispetto al 2012), a € 35.500 per le società di persone (-1,0% rispetto al 2012) e a € 23.800 per le società di capitali (+0,8% rispetto al 2012).

 

Tali dati, anche se statisticamente corretti, non rendono giustizia, come da sempre sostiene la CNA, alla effettiva rappresentazione della realtà delle imprese. Infatti, anche se analizzati più nel dettaglio, i dati dei redditi dichiarati per  singoli settori/studi, non tengono conto di variabili importanti come:

  1. la collocazione territoriale delle imprese;
  2. l’esclusione dalla platea dei soggetti in perdita;
  3. la distinzione tra soggetti congrui/non congrui;
  4. la distinzione dei soggetti che oltre alla congruità presentato tutti i dati di coerenza in regola.

Tutto ciò determina quindi un’analisi inevitabilmente “mediata” delle redditività e comunque non attendibile.

 

Ne è un esempio, e di questo ne va dato atto al MEF nell’averlo sottolineato nel comunicato stampa n.114 del 28/5/2015, che “significativa è la differenza tra il reddito medio dei soggetti “congrui” rispetto a quello dei soggetti non congrui”: escludendo i soggetti minori (fino a 30.000 di Ricavi) il reddito medio complessivo dei soggetti congrui passa a € 41.300, a fronte di una perdita di circa 8.600 euro dichiarata dai soggetti non congrui. A tale riguardo vale la pena sottolineare che la platea dei soggetti congrui, tra i quali vanno considerati anche gli “adeguati” si è attestata nel 2013 al 80,9% del totale dei contribuenti. Dall’analisi dei dati emerge quindi chiaramente la valenza e l’efficacia degli studi di settore nella valutazione delle posizioni dei contribuenti e nella “compliance”.

 

Tra gli altri elementi che possono determinare un ulteriore incentivo alla “compliance”, è la conoscenza da parte dei contribuenti se possono o meno avere diritto ai benefici del sistema premiale di cui all’art.10 del DL 201/2011. Infatti, secondo i dati presentati oggi 29 maggio 2015 dall’Agenzia delle entrate nel 2013 il reddito medio dei soggetti che hanno aderito al meccanismo premiale è stato di circa 53.000 euro.