L’Agenzia delle Entrate, con la risposta n. 24 del 2018, ha fornito chiarimenti sul trattamento fiscale delle somme erogate al lavoratore dall’Ente Bilaterale tramite il datore di lavoro, con una risposta in rottura con la prassi e le interpretazioni dominanti.
Andando direttamente al punto dolente della risposta, l’Agenzia ha ritenuto che i contributi versati all’Ente Bilaterale dal datore di lavoro o dal lavoratore concorrono a formare reddito da lavoro dipendetene. Si tratta di un’interpretazione che ha subito sollevato un acceso dibattito, in quanto l’Agenzia sembra non aver considerato che l’iscrizione all’Ente Bilaterale rappresenta uno strumento a favore delle imprese, che, in determinati settori, decidono di mutualizzare il rischio che si verifichi un determinato evento, versando una somma all’Ente Bilaterale, il quale, in caso di necessità, interverrà con l’erogazione delle prestazioni assicurate a favore del dipendente. Tale tesi viene peraltro suffragata dalla circolare n. 55/1999 del Ministero delle Finanze. Non si comprende, quindi, come sia possibile considerare detta contribuzione (che opera a vantaggio delle imprese) come una forma di arricchimento del lavoratore, da includere nei redditi da lavoro dipendente.
La CNA, dopo aver già manifestato sulle maggiori riviste di settore, le perplessità che ruotano attorno a detta interpretazione, ha dato avvio ad un’interlocuzione con i responsabili dell’Agenzia, per ottenere, quanto prima, un chiarimento su tale interpretazione. A tal fine è fissato per il prossimo 10 gennaio un incontro.