Quello italiano è un agroalimentare sempre più ricco. Soprattutto se si guarda alla parte certificata, che ormai ha collezionato 822 Indicazioni Geografiche DOP, IGP, STG registrate a livello europeo su 3.036 totali nel mondo. Un tesoro che vale la bella cifra di oltre 15,2 miliardi alla produzione. Un patrimonio che tutti ci invidiano e che, anche per questo, deve essere tutelato ancora di più. A delineare il quadro della situazione è stato il Rapporto Ismea-Qualivita 2018,l’indagine annuale che analizza i valori economici e produttivi della qualità delle produzioni agroalimentari e vitivinicole italiane DOP, IGP e STG.
Alla presentazione dei dati delle produzioni DOP IGP era presente Gabriele Rotini, responsabile nazionale CNA Agroalimentare : “Ho molto apprezzato la relazione di Mauro Rosati, perchè ha illustrato con efficacia come in 10 anni si sia passati da uno scetticismo sul valore delle produzioni certificate, ad una loro completa valorizzazione, testimoniata non solo dalla presenza su diversi mercati esteri, ma anche sui banchi della grande distribuzione che in passato era stata molto critica, sulla possibilità di vendere DOP IGP”.
“Oggi – continua Rotini – bisogna fare un passo ulteriore in avanti, guardare solo il fatturato complessivo non basta, perchè ragioneremmo solo su una decina di prodotti, bisogna invece concentrare l’attenzione sulle produzioni minori, che però testimoniano com in Italia ci siano migliaia di piccole imprese che lavorano prodotti di eccellenza, che rispettano i disciplinari di produzione, che valorizzano il territorio, che creano economia e generano turismo.”
La cifra è enorme e dice molto sul peso del comparto all’interno dell’economia nazionale. In particolare, il settore Food sfiora i 7 miliardi di valore alla produzione e 3,5 miliardi all’export (+3,5%), mentre raggiunge i 14,7 miliardi al consumo (+6,4% sul 2016). Il comparto Wine, invece, vale 8,3 miliardi alla produzione (+2%) e 5,3 miliardi all’export (su un totale di circa 6 miliardi del settore), per quanto riguarda l’impatto territoriale, Veneto ed Emilia trainano il settore.
Ciò che più conta è poi la dinamicità del settore rispetto al resto del comparto. Se il settore agroalimentare italiano ha visto crescere il proprio valore del +2,1% – spiega il rapporto, il settore delle DOP IGP ha ottenuto un risultato migliore pari al +2,6%. Mentre continua a crescere l’export delle IG italiano che raggiunge gli 8,8 miliardi di euro (+4,7%) pari al 21% dell’export agroalimentare italiano.
Bene anche i consumi interni nella GDO che continuano a mostrare trend positivi con una crescita del +6,9% perle vendite Food a peso fisso e del +4,9% per il Vino. A distanza di 16 anni dal primo rapporto Ismea-Qualivita sulle DOP e IGP – abbiamo assistito alla crescita esponenziale di un sistema, oggi vero e proprio traino della crescita dell’agroalimentare italiano e fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo. Quello delle IG, è solo uno dei primati italiani. La filiera agroalimentare è prima in Europa per valore aggiunto, per numero di aziende biologiche, e ai primissimi posti per l’export mondiale di prodotti come il vino, la pasta e l’olio.