Celiachia, il Ministero della Salute ha inserito la celiachia tra le malattie croniche e invalidanti

In Italia il numero delle persone cui è diagnosticata la celiachia tende ad aumentare di anno in anno

 

All’inizio di quest’anno il Ministero della Salute ha emesso i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ossia le terapie che il SSN fornisce gratuitamente in tutte le regioni, nelle quali rientrano anche i soggetti affetti da celiachia, riconosciuta come malattia cronica e non più rara. Da quest’anno, dunque, i soggetti affetti da questa patologia potranno godere di diversi vantaggi. Basterà, infatti, la sola certificazione della diagnosi da parte di un medico specialista per garantire al paziente esenzioni specifiche e prestazioni ambulatoriali. Ogni regione, poi, dovrà disciplinare le prestazioni prevedendo o meno un ticket o, al contrario, una prestazione del tutto gratuita. Rimane invariata l’erogazione di prodotti senza glutine fino al raggiungimento di un tetto massimo di spesa mensile (99 euro per le donne e 102 euro per gli uomini).

In Italia i celiaci, secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, al 31 dicembre 2015 erano circa 182 mila, quasi 11.000 in più rispetto al 2014. Esiste poi una stima di un numero effettivo ben più alto, all’incirca 600mila persone, poiché la patologia non sempre è diagnosticata a causa del quadro clinico molto variabile. Negli ultimi trent’anni l’Italia ha riservato alla patologia e ai prodotti specifici per i celiaci un’attenzione particolare sia dal punto di vista medico (diagnosi in progressivo aumento) sia da quello dietetico con migliaia di prodotti gluten free e con un’adesione sempre più numerosa di ristoranti e pizzerie a menù mirati per le persone affette da celiachia.

Per quanto riguarda i prodotti previsti nel Registro nazionale adottato per i celiaci, siamo passati dal centinaio nel 2001 a ben 3.000 nel 2011 e ai 6.500 nel periodo che va dal 2012 al 2016. Oltre alle farmacie, all’inizio venditrici esclusive di questo tipo di prodotti, anche la grande distribuzione si è adeguata velocemente alla domanda del mercato, che oggi è cresciuto quasi dell’80%. Dato questo che risente anche del fatto che numerose sono le persone che scelgono questi alimenti pur non rientrando nel numero dei pazienti con una diagnosi ben definita di celiachia e da tutte quelle persone che scelgono alimenti, definisti “salutistici”, cioè senza grassi, glutine e tutte quelle sostanze che sono incompatibili con varie intolleranze.
Nonostante però una domanda in crescita i prezzi di questi prodotti, acquistati in farmacie e negozi specializzati, non diminuiscono poiché le industrie del settore evidenziano spese di produzione più alte a causa d’investimenti in sviluppo e ricerca e costi di linee di produzioni separate da quelle per la restante parte dei consumatori.

Vediamo ora in sintesi da cosa è rappresentata questa patologia. La celiachia è un’intolleranza permanente al glutine, che diviene il fattore scatenante della malattia stessa. Esso è rappresentato dall’elemento proteico presente nel frumento (“grano”) e in altri cereali, come farro, orzo, segale, avena, kamut (il c.d. grano egiziano), spelta, triticale, bulgur (grano cotto), malto, greunkern (grano greco) e seitan (un alimento ricavato dal glutine). La patologia rientra tra quelle definite “autoimmuni” ed è anche chiamata enteropatia immuno-mediata, cioè una patologia dell’intestino che non riesce ad assimilare il glutine, sostanza che non è presente nel chicco del cereale o nella farina ma si forma solo in seguito all’aggiunta di acqua alla formazione dell’impasto.

Nel celiaco ingerire glutine scatena una risposta anomala del sistema immunitario che riconosce il glutine come tossico, danneggiando di conseguenza l’intestino e innescando un cattivo assorbimento delle sostanze nutritive (sali minerali, vitamine, zuccheri, proteine, grassi). La celiachia, inoltre, non è causata esclusivamente dal glutine ma anche da alcuni fattori genetici che predispongono all’insorgenza della patologia autoimmune. A ciò si aggiunge che è abbastanza difficile descrivere tutte le possibili manifestazioni di questa patologia, perché spesso essa può rappresentare allo stesso tempo il punto di partenza di molte manifestazioni cliniche e punto di arrivo di tante altre.

Abbiamo poi visto che per ogni persona cui è diagnosticata correttamente la malattia, ve ne sono almeno altri sette cui invece non è diagnosticata. Questa circostanza richiede, secondo gli esperti, un’attività di diagnosi precoce che veda coinvolti i pediatri, un’attenta valutazione delle sintomatologie specifiche da parte dei medici di base, dei gastroenterologi e dei medici specialisti tutti. La necessità di una corretta diagnosi nasce anche dal fatto che non esiste un solo tipo di questa patologia, ma possono essere riscontrate una celiachia atipica, senza sintomi tipici ma con gli stessi effetti, una celiachia silente, priva di sintomi particolari, una celiachia latente, che si presenta in tutti quei soggetti i quali, pur avendo una predisposizione alla malattia, presentano un apparato intestinale normale e, infine, una celiachia potenziale, senza sintomatologia caratteristica ma con un’evidente predisposizione genetica alla malattia.

A parte i disturbi e specifici causati dalla malattia sull’organismo, vi sono quelli che potrebbero essere definiti “disturbi sociali”, in quanto influiscono negativamente sulla vita sociale delle persone, scandita in gran parte a tavola, nei pranzi e nelle cene in famiglia o con gli amici, nelle mense scolastiche, nei pranzi di lavoro con i colleghi fuori dall’ambito familiare. Per questo la celiachia può essere senza dubbio definita come una malattia sociale che riguarda non solo la famiglia del malato ma anche la scuola, le strutture sanitarie nazionali e il mondo del lavoro, i quali tutte insieme devono essere in condizione di offrire, a chi lo necessita, alimenti sicuri (gluten free), che costituiscono a oggi unica vera terapia.

Crescendo, come abbiamo visto, il numero dei celiaci, aumenta di conseguenza anche il numero delle attività di ristorazione (scuole, ristoranti e alberghi) che si attrezzano per venire incontro alle esigenze di questa crescente fetta di mercato. Tutte queste attività hanno diverse responsabilità, derivanti da norme, provvedimenti legislativi e linee guida emanati da Ministero della Salute, nell’azione di controllo su tutte le fasi produttive dei pasti per celiaci, al fine di evitare contaminazioni crociate. Infatti, non basta usare prodotti senza glutine all’atto della predisposizione dei pasti, ma bisogna prestare molta attenzione a non sottovalutare il “rischio” da contaminazione da parte di utensili o altri strumenti utilizzati per preparare alimenti con glutine, oppure alimenti in cui il glutine è stato adoperato come additivo, come nel caso d’insaccati, maionese e altre salse.