“Poi dice che uno si butta a sinistra”. Verrebbe di ripetere la famosa frase di Totò nel film “Totò e i re di Roma” (1952) diretto da Steno e Mario Monicelli quando si legge di sentenze dalle motivazioni assurde e surreali che rischiano di inquinare tutto il lungo e faticoso processo di crescita professionale degli operatori del settore che CNA Installazione Impianti e le altre associazioni di categoria stanno portando avanti da tempo e tra mille difficoltà.
Il “casus belli” è una recentissima sentenza della V^ sezione della Corte d’Appello di Milano (v. articolo del Corriere della Sera di oggi) che ha assolto un manutentore, o presunto tale, già condannato in primo grado per omicidio colposo perché aveva operato su un impianto il cui intasamento della canna fumaria aveva provocato la morte di una persona.
L’insensata motivazione addotta dalla corte è che, in buona sostanza, una persona priva di abilitazione DM 37/08 può svolgere operazioni di manutenzione ordinaria su impianti a gas (in questo caso uno scaldabagno) qualora questa attività non “sconfini” in operazioni riservate a tecnici abilitati quali lo scarico dei fumi per il controllo del tiraggio. Per queste ragioni la persona non abilitata non può essere considerata colpevole per non aver eseguito, durante operazioni di manutenzione “ordinaria”, quelle operazioni di manutenzione “straordinaria” di specifica competenza dei tecnici abilitati.
A noi è sempre stato insegnato che, nella pratica, negli impianti a gas la manutenzione ordinaria non esiste in quanto anche una mera sostituzione della caldaia non può essere considerata come manutenzione ordinaria. Ma questo sarebbe il minimo.
Con queste paradossali ed inconcepibili motivazioni i giudici si sono resi responsabili di aver completamente minato l’architrave stesso sul quale si regge tutta l’impalcatura normativa del settore; e cioè che le mani sugli impianti ce le mettono solo i tecnici abilitati in base ai propri requisiti tecnico-professionali.
Inoltre, se si consente a soggetti non abilitati di operare a qualsiasi titolo sugli impianti, chi glielo spiega ai manutentori abilitati che è necessario aggiornarsi continuamente, accrescere le proprie competenze e migliorare la propria professionalità se proprio questa professionalità viene vilipesa da sentenze che sfociano nel ridicolo?
Ci sentiamo pertanto in dovere di dare a questi giudici, sempre citando il grande Totò, un consiglio: “La terra ai contadini, le ferrovie ai ferrovieri, il cimitero ai morti!!” (Totò Tarzan, 1952). La manutenzione degli impianti, quindi, facciamola fare ai manutentori. Gli improvvisati e gli operatori non abilitati lasciamoli a casa; almeno lì, si spera, non fanno danni.
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