E’ stata approvata definitivamente la nuova legge sui reati ambientali. Rispetto al quadro attuale, sono stati inseriti nuovi delitti non contenuti nella vigente disciplina (legge 121/2011). Complessivamente, si tratta di una riforma che dà un peso estremamente rilevante a questo tipo di “crimini” ambientali. La CNA ribadisce, come più volte fatto, che la tutela dell’ambiente e del territorio sono un elemento chiave per le PMI che rappresentiamo.
La nuova legge applica uno dei fondamenti della disciplina ambientale comunitaria: il principio del “chi inquina paga”. In base a questo principio, chi ha compiuto azioni contro l’ambiente deve risarcire e porre rimedio al danno causato. Un principio che cerca di scoraggiare e, dunque, anche prevenire tali azioni, affinchè non vengano messe in atto.
Già con la direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, l’Unione Europea aveva previsto nuove fattispecie di reati ambientali particolarmente gravi per i quali applicare la disciplina penale. Ciò in coerenza con il valore fondamentale che lo stesso trattato europeo attribuisce alla tutela dell’ambiente.
Nel recepimento nazionale della suddetta direttiva (legge 121/2011), una delle principali novità era stata l’introduzione della responsabilità delle persone giuridiche per i reati ambientali.
Si è delineata, dunque, nel tempo, una scelta chiara dell’UE in merito alla configurazione del tema ambientale quale “bene” fondamentale per la collettività.
Anche la nostra Costituzione, in modo lungimirante, ha sancito la tutela dell’ambiente e del paesaggio, intravedendo in essi anche un catalizzatore per il Paese, sotto il profilo culturale, turistico ed economico. Resta quindi a noi l’obbligo di non disperdere questo patrimonio attraverso le nostre azioni.
E’ sulle piccole imprese artigiane e del terziario che si gioca e si giocherà sempre di più in futuro una partita strategica per il mondo imprenditoriale e per l’intero paese. Perché è proprio per loro e grazie a loro, che l’ambiente può rappresentare uno dei principali motori di sviluppo e fattore di competitività e occupazione. Le piccole e medie imprese italiane possono e vogliono giocare un ruolo attivo proprio in questo senso, persueguendo prospettive di sviluppo equilibrato e rispettoso del nostro più grande patrimonio, quello ambientale.