La Legge di Stabilità 2016 merita più semafori verdi che rossi, perché contiene misure che riducono la pressione fiscale sulle Pmi, ma non è ancora abbastanza. L’analisi di Claudio Carpentieri, responsabile nazionale delle politiche fiscali Cna, è molto nitida: “La strada è giusta, ma non è stato raggiunto l’obiettivo che poniamo da anni, ovvero la creazione dell’Iri, l’imposta sul reddito delle imprese, come unico balzello che porti a una vera equità fiscale”.

Carpentieri, esperto fiscale noto per le sue frequenti presenze nelle trasmissioni televisive e per l’assidua divulgazione “social” sulla pagina Facebook “Cna Ufficio Politiche Fiscali”, ha tenuto una relazione, ieri sera (mercoledì 24 febbraio), nella sala riunioni della Cna-Shv di Bolzano, davanti agli esperti dei servizi fiscali e a numerosi soci altoatesini e trentini. Claudio Corrarati, presidente della Cna del Trentino Alto Adige, ha introdotto i lavori, annunciando che alcune manifestazioni informative, in futuro, verranno organizzate nella sede regionale di San Michele all’Adige appena inaugurata. Carpentieri, alternando video, slide e qualche battuta in romanesco, ha trasformato l’argomento tecnico in una divertente “passeggiata” tra le misure della Legge di Stabilità.

“È una legge diversa rispetto a quelle del passato – ha spiegato il fiscalista di Cna – perché contiene misure in gran parte positive, riduce la pressione fiscale, elimina alcune ingiustizie, usa il fisco come leva per incrementare la domanda interna o, almeno, impedire che si riduca”. 

Su un punto Carpentieri è stato molto chiaro: “Non è vero che la pressione fiscale sulle Pmi è al 43%. È molto più alta. Abbiamo applicato il modello della Total Tax Rate in 113 Comuni diversi, calcolando l’impatto reale per un’impresa con 430.000 euro di ricavi, 165.000 euro di costo per 4 operai e un impiegato e 50.000 euro di reddito ante imposta. Sommando al carico fiscale nazionale anche le addizionali regionali e comunali e le tasse locali, il prelievo fiscale oscilla tra il 63 e il 66%. Ecco l’iniquità fiscale: un lavoratore dipendente con reddito fino a 10.000 euro non paga Irpef. Un imprenditore individuale con contabilità semplificata per un reddito analogo paga il 13%, con contabilità ordinaria raggiunge il 23%. Lo Stato ritiene che sia meglio alzare le tasse, perché presuppone che i piccoli imprenditori evadano il fisco. Non invece diciamo che sarebbe più saggio rivedere l’intero sistema, usando gli studi di settore per valutare la congruità e applicare, a chi eccede la soglia di reddito presunta, una tassazione del 4% sulla parte eccedente di reddito”.  L’esperto della Cna ha illustrato anche i meccanismi penalizzanti della reverse charge e dello split payment “che drenano 570 milioni di euro di liquidità dalle imprese a causa degli interessi da versare alle banche su 15 miliardi di pagamenti da parte delle pubbliche amministrazionI”.

Tra le misure positive, Carpentieri ha illustrato la riduzione dell’aliquota Ires dal 27,5 al 24%, il super ammortamento al 140% degli investimenti in beni mobili strumentali, l’incremento della franchigia Irap, le deduzioni Irap sui lavoratori stagionali, la riduzione forfettaria al 35% della contribuzione ordinaria, l’incremento della no tax area per i pensionati, la Tasi non applicabile alle abitazioni principali non di lusso, il blocco degli aumenti sui tributi locali, l’abolizione dell’Imu sugli impianti imbullonati.

Discusso anche il tema del passaggio generazionale nelle imprese: “L’elevata tassazione sulle cessioni d’azienda a titolo oneroso determina la morte di molte imprese sane – ha argomentato Carpentieri -. Le imprese per cedere attendono le norme che consentano di portare  n modo agevolato gli immobili fuori dall’impresa, ma per fare questo si perdono tutto l’avviamento generato in anni di duro lavoro. La Cna si sta battendo da molto tempo su questi temi. Occorre intervenire subito per garantire la continuità aziendale”.

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