Guardando le saracinesche abbassate dell’Oltrarno non si può che pensare alla necessità di ingegnarsi per cercare di trovare una soluzione a questa continua “moria” di esercizi commerciali, ma ancor di più di eccellenze dell’artigianato che non sopportando più il peso di un’interminabile crisi e di una sempre più ingerente tassazione e soccombono al destino di “abbassare il bandone”, mettendo la parola fine a una storia che aveva contraddistinto il “made in Florence” e l’artigianato artistico di qualità.
Echeggiano nei vicoli le voci graffianti di protesta di imprenditori per le spese più alte delle entrate, per il caro affitti, figlio degenere di una speculazione endemica ed esponenziale che ha inquinato il mercato con rendite di posizioni che hanno fatto la differenza fra profitti e perdite, che hanno devastato, quale voce imperante e fissa, il bilancio di un’impresa.
Gli esercizi commerciali, i negozi, le aziende non riescono a sopportare più il peso dei canoni e d’altra parte i proprietari dei fondi commerciali o artigianali sono sempre più esposti al rischio di una pesante morosità.
Dove trovare le necessarie soluzioni per aiutare le aziende? Cosa fare per il contenimento degli alti costi?
La ricetta è presto svelata: con la semplice estensione della cedolare secca anche alle locazioni commerciali e l’istituzione del contratto a canone agevolato con l’estensione della formula degli affitti calmierati anche all’impresa si otterrebbe il risultato efficace e al contempo indolore, anche per le casse dello Stato, di un minimo investimento, si permetterebbe a tanti imprenditori di ridurre notevolmente gli imperanti costi fissi.
Un flebile indizio d’interesse politico al tema si trova anche nel noto, anche se ormai dimenticato, “Libro Verde”, presentato qualche anno fa dall’Amministrazione Comunale di Firenze, in cui nelle Linee d’azione da seguire per garantire incentivi per l’artigianato sdoganava gli “affitti Calmierati agli artigiani di immobili di proprietà del Comune di Firenze nel centro storico” .
Quello che si propone è una semplice estensione della normativa del canone concordato, un’efficace meccanismo che si basa su una mappatura delle diverse zone del territorio, per una valutazione degli immobili alla luce un canone minimo e massimo.
Tale valutazione sarebbe effettuata dalle principali associazioni di proprietari immobiliari (UPPI, etc) e dalle associazioni di categoria (CNA, Confesercenti, Confartigianato, Confcommercio) riunite a un tavolo di coordinamento alla vigile mediazione del Comune interessato a questa revisione in veste super partes.
Attivando questo meccanismo si genererebbero due differenze fondamentali: la prima formale è che durerebbero meno, tre anni più due di rinnovo automatico alla prima scadenza o altri tre previa intesa, la seconda, più importante, sarebbe l’attivazione delle agevolazioni fiscali.
Il risultato sarà infatti che, applicando questi parametri alla definizione del prezzo del fondo da locare, si potrebbero attivare delle agevolazioni fiscali, permettendo da una parte al proprietario di accedere alla cedolare secca del 10% (anziché al 21%) rendendo così appetibile la scelta, dall’altra all’imprenditore di avvalersi di un costo dell’affitto decisamente contenuto e sicuramente inferiore a quello di mercato.
Come si potrebbe perfino arrivare a chiedere anche l’estensione di ulteriori agevolazioni come quelle di aliquote più basse per l’IMU o anche maggiori detrazioni previste secondo le diverse peculiarità territoriali.
Si permetterebbe così ai locatori di usufruire del regime fiscale della cedolare secca, evitando l’assoggettamento di tale reddito all’imposizione fiscale Irpef, che risulta un’aggravante per i proprietari ricadenti negli scaglioni più elevati e si consentirebbe al contempo agli affittuari-imprenditori di beneficiare di una riduzione dei costi d’affitto.
L’estensione di una normativa ad oggi riferita ai soli privati porterebbe, senza bisogno di grandi manovre finanziarie, a un immediato beneficio che agevolerebbe un mercato oggi dominato da locali sfitti, da locazioni a nero, da esorbitanti costi.
La combinata cedolare secca e canone concordato ha generato innegabili effetti positivi nel mercato tra privati, come quello di calmierare i canoni sul mercato e la domanda nasce spontanea: perché non estenderlo anche ai casi di inquilini in forma di azienda per riattivare i centri urbani e per far ripartire uno stagnante mercato immobiliare?
Tutto ciò potrebbe rappresentare un’efficace inversione di tendenza degli immobili locati solo attraverso una semplice estensione normativa dall’importante potenziale innovativo per contenere i canoni a fronte di agevolazioni fiscali, supportando veramente e concretamente il mondo imprenditoriale.
Si ritiene infatti, necessaria una riforma delle locazioni commerciali, per una materia a oggi ancora regolata dalla legge 392/1978, una normativa che ha necessità di essere aggiornata per diventare uno strumento meno rigido, più flessibile con la previsione di una maggiore libertà di pattuizione, più calzante al poliedrico e complesso mondo imprenditoriale, per la sopravvivenza della stessa piccola e media impresa.