Il nuovo sistema delle dimissioni online mostra le falle evidenziate per tempo da CNA-SHV. Pochi giorni fa il dipendente di un’azienda associata alla CNA-SHV ha manifestato la volontà di dimettersi. Si è rivolto ad un patronato per espletare la nuova procedura informatica. L’ufficio avrebbe chiesto 75 euro per la pratica. Il lavoratore va via, con l’intenzione di effettuare da solo la comunicazione telematica e risparmiare i 75 euro. Inoltra richiesta all’Inps per ottenere il Pin di accesso al portale “cliclavoro”, tramite il quale presentare le dimissioni. L’Istituto, però, comunica che i tempi di attesa per il ricevere il Pin sono di due settimane. Il datore di lavoro, vista la situazione, invita il dipendente a riprendere le sue mansioni in attesa di potersi dimettere. Il lavoratore, però, non intende tornare in servizio.
In questa condizione di stallo, da CNA-SHV paventata al momento dell’entrata in vigore del nuovo sistema, il datore di lavoro dovrebbe licenziare il dipendente per assenza ingiustificata (con tutti gli oneri annessi, tra cui il contributo Naspi) oppure pagargli lo stipendio o quantomeno i contributi per un’attività che non svolge. Il solo contributo Naspi può costare alla ditta circa 1.500 euro.
La soluzione più conveniente per l’imprenditore – secondo gli esperti di CNA-SHV – sarebbe quella di pagare di tasca sua al lavoratore i soldi per dimettersi tramite patronato. Va anche detto che, attenendosi alle indicazioni ricevute, il patronato CNA fornisce il servizio senza chiedere corrispettivi. “Per offrire un servizio ai lavoratori e quindi indirettamente alle imprese, sarebbe utile mappare i diversi costi delle dimissioni presso tutte le strutture abilitate in provincia”, sostiene l’associazione.
Claudio Corrarati, presidente di CNA-SHV, commenta: “Questa è l’ennesima dimostrazione di come ogni nuova procedura, prima di essere introdotta dalla pubblica amministrazione, debba essere verificata nella sua applicabilità. Altrimenti, anziché semplificare si finisce per aggravare le procedure. Nel caso appena raccontato, lavoratore e datore di lavoro sono legati insieme alla catena della burocrazia. Sollecitiamo un intervento nazionale e provinciale per chiarire i punti oscuri delle dimissioni online”.