Facilitare l’incontro tra artigiani e piccole imprese del Made in Italy con le griffe nazionali e internazionali. Perché oggi più che mai i grandi marchi sono alla ricerca di piccole imprese specializzate in prodotti innovativi e lavorazioni ad alto tasso di artigianalità.

E’ questo l’obiettivo del progetto “3Areloaded” lanciato da Cna Bologna a favore delle sue imprese appartenenti alle 3A del Made in Italy (abbigliamento, alimentare, arredamento) per le quali siamo conosciuti in tutto il mondo.

Un progetto a lungo termine, che partirà il prossimo 5 maggio con la prima iniziativa nella quale le piccole imprese del Made in Italy incontreranno importanti professionisti del settore che hanno lavorato per griffe come Ferrè, Armani, Valentino, Calvin Klein, Cerruti e Nike.

E’ stato aperto il portale www.3areloaded.com sul quale i contatti proseguiranno via internet per creare network in grado di sviluppare nuovi progetti imprenditoriali. Arrivando poi ad ottobre quando i contatti saranno ancora più diretti in un “Business day” nel quale artigiani e piccoli imprenditori del Made in Italy incontreranno di persona  “one-to-one” griffe, uffici stile dei grandi marchi e i principali driver delle filiere di subfornitura.

Il progetto di Cna nasce da una consapevolezza, confermata dall’indagine su un campione di imprese del made in Italy: artigiani e pmi stanno sempre più guardando ai mercati nazionali e internazionali, le strategie di promozione se da un lato sfruttano i canali web dall’altro privilegiano ancora il “passaparola”, le opportunità offerte dai contatti con le grandi griffe finora non hanno ancora premiato a sufficienza i piccoli del “Made in Italy”. Dunque il margine di crescita per queste imprese è molto ampio, ma occorre una strategia di fondo che li valorizzi e li renda più competitivi. Una strategia appunto “3Areloaded”.

Una pmi su due ha un mercato nazionale, una su quattro raggiunge i mercati esteri. Bene l’utilizzo web, ma il “passaparola” è ancora la strategia più usata.

Quali sono i mercati di riferimento per le piccole imprese del Made in Italy? Due imprese su tre si rivolgono al mercato locale, una su due si estende al mercato nazionale, quasi una su quattro raggiunge anche i mercati esteri.

E’ la prima analisi che emerge dall’indagine “I mercati per il Made in Bologna” realizzato su un campione di 300 artigiani e piccole imprese Cna del Made in Italy, appartenenti ai settori della moda, dell’alimentare e dell’arredamento.

L’indagine ha voluto approfondire se le aziende dispongono o meno di un proprio marchio di prodotto: il 52% lo possiede.

Il 32% delle aziende lavora per marchi noti a livello nazionale e internazionale. A questo gruppo è stato chiesto quali opportunità e criticità emergono dalla relazione coi grandi marchi. Per il 75% degli intervistati finora le opportunità sono risultate insufficienti, solo il 12% ha visto crescere il fatturato, il 75% ha margini esigui di guadagno. Il 37% però ha colto l’occasione di lavorare per grandi marchi per innovare prodotti e processi produttivi e il 27% per migliorare la propria organizzazione del lavoro. Insomma dall’indagine emerge come non solo le aziende del Made in Italy necessitino di maggiori partnership con le “grandi firme”, ma come il rapporto debba avere anche più vantaggi per i piccoli di quanto sia avvenuto finora.

L’indagine ha anche esplorato le modalità con cui i piccoli del “Made in Bologna” promuovono se stessi sui mercati: il “passaparola” è ancora protagonista col 67% delle risposte, ma anche l’utilizzo del web è ormai molto consolidato per artigiani e pmi come conferma il 59% delle risposte. Una impresa su tre partecipa a fiere, una su dieci si promuove con pubblicità a pagamento sui media non internettiani (quotidiani, riviste, radio e tv). Se il 62% delle aziende del Made in Bologna ha un proprio sito internet aziendale, il 22% utilizza anche l’e-commerce come forma di vendita. Quale strategia si vuole adottare per il futuro, è stato chiesto? Il 37% intende investire in tecnologia, stessa percentuale per chi vuole cercare nuovi partner. Una azienda su cinque intende inserire nuove competenze in azienda, stessa percentuale per chi vuole investire in pubblicità, ma stessa percentuale anche per chi al momento non ha ancora nessuna strategia.

Dunque, è stato chiesto nell’ultima domanda, sareste interessati ad essere coinvolti in un progetto come quello di Cna “3Areloaded”? Il 67% è interessato, il 18% indeciso, solo il 15% ha espresso disinteresse.

Si parte il 5 maggio con un incontro tra piccole imprese della moda e professionisti delle griffe del lusso

Nell’apertura ufficiale di “3Areloaded”, in programma giovedì 5 maggio alle ore 18.30, presso Loft B-e 20 in via Jacopo Barozzi 3i/n a Bologna, interverrà Enrico Mambelli, a lungo impegnato nel fashion system della moda: dalla Nike al Gruppo Benetton, Giorgio Armani, Valentino, Calvin Klein, Cerruti, Ferrè; oggi impegnato nell’avventura Drexcode, una web luxury boutique dove si può noleggiare un abito o un accessorio firmato.

Insieme a lui, Michele Piva, consulente luxury già Ad di Gianfranco Ferrè e Claudio Mancini, esperto di marketing e comunicazione che spiegherà come dare valore al Made in Italy con politiche di branding.

In questa iniziativa verrà spiegato come il mondo delle griffe sia oggi come non mai attento all’artigianalità e al saper fare. Verranno suggerite anche modalità per aprire un dialogo con le grandi imprese della moda. L’evento del 5 maggio sarà il taglio del nastro del progetto “3Areloaded” che vede insieme a Cna Bologna le Cna di altri territori: finora la Lombardia (Milano e Brescia), la Toscana (Cna Pistoia), le Marche (Cna Ancona), ma il progetto è ancora aperto. Perché l’obiettivo è quello di creare relazioni Business to Business tra imprese e naturalmente l’area di interesse del progetto valica i confini di Bologna e dell’Emilia Romagna.

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