Erano una novantina gli imprenditori che lunedì hanno preso parte al seminario su Industria 4.0, “una sorta di ombrello – ha commentato nella sua introduzione Giorgio Carretti, presidente di CNA Industria Modena – di cui non conosciamo del tutto il significato, ma che di certo comporta un nuovo modo di fare impresa, e che impatterà sull’intera società”.

Che Industria 4.0 stia prendendo piede anche tra le piccole aziende, lo dimostra un’analisi che ha coinvolto una cinquantina di imprese di subfornitura associate da CNA Modena: 2 su tre, infatti, conoscono queste traiettorie, anche se solo la metà utilizza macchinari computerizzati, mentre scende al 18% la percentuale di quelle che utilizzano tecnologie additive come la stampa 3D. Gli ostacoli maggiori? I costi, ma anche la precarietà del mercato, il vero male dell’economia moderna. Nonostante ciò è pressante l’esigenza di un cambiamento, visto che il 30% degli intervistati afferma che i clienti già oggi chiedono l’utilizzazione di questi sistemi produttivi, e che il 35% dei committenti lo faranno nel prossimo futuro. “Essere fuori da queste traiettorie – ha chiosato Carretti – significa scomparire”.

Guido Caselli, responsabile dell’ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna, ha inquadrato il contesto territoriale in cui si cala Industria 4.0, evidenziando come i dati rilevino che, per il successo – la resilienza – delle imprese di fronte ai nuovi scenari, non sia tanto la dimensione o il settore di appartenenza, quanto l’export (“fatto però in modo continuativo”) e gli investimenti dei processi produttivi. Ma ha incoraggiato gli imprenditori presenti, affermando che la nostra provincia, nei prossimi anni, dovrebbe essere quella che meglio di altre sfrutterà l’attesa ripresa del manifatturiero.

Particolarmente apprezzato l’intervento dell’onorevole Lorenzo Basso, tra coloro che hanno contribuito all’elaborazione del cosiddetto piano Industria 4.0, “uno dei pochi – ha sottolineato il parlamentare genovese – approvato all’unanimità, un fatto che lo rende uno strumento di sviluppo pluriennale, indipendentemente da chi guiderà il Paese”.

“Non abbiamo la pretesa – ha continuato Basso – di dare risposte univoche, né definizioni precise di una trasformazione che è tutt’ora in corso. Abbiamo cercato piuttosto di censire la situazione italiana e di metterla a confronto con quella di altri paesi che a queste traiettorie sono arrivati prima di noi. Sulla base di questa analisi è evidente come la differenza la faccia la velocità di adattamento, piuttosto che la dimensione aziendale, e in questo contesto la digitalizzazione diventa determinante”.

 

Sono diversi gli assi portanti del progetto: la creazione di strutture abilitanti come la banda ultralarga e la diffusione di reti wireless; la definizioni di incentivi e finanziamenti (Basso ha sottolineato come che nel 2017 siano stati concentrati dieci anni di misure di defiscalizzazione, a cominciare dall’iperammortamento dei macchinari del 250% per arrivare all’allargamento dell’applicazione di misure come il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e la legge Sabatini, strumenti particolarmente adatti alle pmi).

Ma Basso, con molta onestà, ha anche evidenziato gli ambiti in cui si è ancora in ritardo, come le competenze digitali: “abbiamo un obiettivo, quello di definire voucher formativi che gli imprenditori possano spendere per loro stessi o per i loro dipendenti in assoluta libertà”.

“Quello che è certo – ha concluso Basso – è che dovremo cercare una via italiana ad Industria 4.0 che, a mio avviso, è quella di cercare di mettere l’intelligenza nei prodotti che facciamo – e che sappiamo fare bene, visto che il made in Italy è il terzo brand al mondo – e di spostare la competizione dal piano aziendale a quello globale imparando a collaborare di più”.

Il prossimo appuntamento con i temi di Industria 4.0 è fissato per il 16 febbraio, quando, sempre alla CNA di Modena, si parlerà degli strumenti fiscali a sostegno di Industria 4.0 e dei finanziamenti a supporto di essa.  

 

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