Per le piccole e medie imprese sembrano arrivare i primi segnali positivi in termini di riduzione del costo dell’elettricità, almeno secondo le stime ufficiali diffuse dal Mise. Secondo il Ministero dello Sviluppo economico, se tutto girerà per il verso giusto, famiglie e imprese potranno risparmiare nel 2015 fino a 2,7 miliardi sulle bollette elettriche: 1,7 le Pmi e un miliardo i consumatori.
La riduzione, in base a queste stime, deriverebbe per buona parte dal cosiddetto taglia bollette, emanato lo scorso agosto nell’ambito del dl competitività. Un provvedimento, lo ricordiamo, molto discusso. Infatti, se da un lato, ha avuto il pregio di intervenire per la prima volta alleggerendo le Pmi dal costo dell’elettricità, dall’altro ha reperito gran parte delle risorse con l’ennesimo intervento retroattivo sugli incentivi alle rinnovabili.
Dalle stime del Mise ci si aspetta, con solo riferimento al taglia bollette, un risparmio tra l’8 e il 10 % per circa 950.000 imprese. A questi, si aggiungerebbero, sempre secondo le stime, ulteriori risparmi derivanti dal calo del petrolio e da altre misure operative o ancora da attuare.
Secondo via Veneto dal decreto Competitività deriveranno risparmi per un totale di circa 1,2 miliardi. Il grosso arriverà dal nuovo regime previsto per gli impianti di produzione energetica dal fotovoltaico: 600 milioni per la rimodulazione del meccanismo di pagamento e 420 milioni per la riorganizzazione degli incentivi. Voci minori riguardano invece l’estensione della platea di soggetti tenuti al pagamento degli oneri di sistema, estesi all’energia autoprodotta e autoconsumata (70 milioni), gli oneri di funzionamento del Gse ‘spostati’ a carico dei beneficiari degli incentivi (30 milioni), la cancellazione dello sconto per i dipendenti del settore elettrico (23 milioni) e la rimodulazione delle agevolazioni per le Fs (80 milioni). Tra le altre misure già operative ci sono la riduzione dei benefici al sistema di interrompibilità (140 milioni), la riduzione dei benefici al Vaticano (1,5 milioni), la riduzione della spesa per i certificati verdi (456 milioni) e le risoluzioni anticipate per le convenzioni Cip6, da cui è atteso un risparmio di 614 milioni, ma solo se non ci saranno ulteriori richieste, per le quali c’è tempo fino al 30 settembre. Della lista, infine, fanno parte anche due misure in corso di attuazione: la rimodulazione degli incentivi alle altre rinnovabili e il trasferimento a beneficio delle tariffe di 104 milioni di extragettito della Robin Tax. Da tutto ciò, conclude il ministero, si potrà dunque arrivare a un risparmio totale fino a 2,7 miliardi. Gli effetti di alcune di queste misure, insieme al calo del prezzo del petrolio, si sono già visti a partire dal primo gennaio, con le tariffe elettriche stabilite per il mercato tutelato (vale a dire la maggioranza di famiglie e pmi) dall’Autorità per l’energia il 29 dicembre scorso: per l’elettricità, infatti, è stata decisa una riduzione del 3%.
Non si può che valutare positivamente questi risparmi per le piccole imprese, per le quali, è bene ricordarlo, il costo dell’elettricità aveva raggiunto livelli quasi insostenibili. Questa misura, però, non può restare isolata.
Riduzioni delle bollette nell’ordine del 10% devono essere solo il primo passo, tenuto conto che il gap di costo che le PMI sopportano rispetto ai principali competitor europei supera il 30%. Inoltre, è evidente che un numero rilevante di piccole e medie imprese sono rimaste fuori dalle agevolazioni del taglia bollette, pur sostenendo esse stesse costi energetici rilevanti.
Bene, dunque, questi primi risparmi, ma il tema del costo dell’energia deve essere ulteriormente affrontato, ridefinendo complessivamente la politica energetica nazionale che, negli ultimi anni, si è mossa con interventi spot, volti ad affrontare situazioni emergeziali piuttosto che sulla base di una strategia solida con al centro gli obiettivi di competitività dei mercati, contenimento dei costi, sostenibilità.