Il 2016, purtroppo, non ha segnato – come era accaduto nel 2015 – una discontinuità effettiva nelle politiche fiscali. Il calo della pressione fiscale si è arrestato al 60,9 per cento, lo stesso livello raggiunto l’anno prima, quando era calato di ben tre punti sul 2014. E per quest’anno si prevede che il Total Tax Rate (TTR) – in sostanza il peso complessivamente esercitato dal fisco – sulle piccole imprese salirà dello 0,3%, toccando il 61,2%. A meno che le stesse imprese non optino per il nuovo regime previsto dall’Iri (l’imposta sul reddito delle imprese, che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in azienda), nel qual caso scenderà al 58,1%.
Sono questi i dati di “Comune che vai, fisco che trovi”, l’Osservatorio CNA sulla piccola impresa, giunto alla quarta edizione, che analizza 135 comuni italiani, a partire da tutti i capoluoghi di regione e di provincia, prendendo a riferimento una impresa individuale, con cinque dipendenti, 431mila euro di fatturato e 50mila euro di utili: l’impresa italiana tipo.
Per quanto riguarda i quattro principali comuni della provincia di Ravenna, il comune con il TTR più basso si conferma anche quest’anno Faenza che si posiziona al 13° posto in graduatoria, con il 56,4%, seguita da Lugo, 50esima in graduatoria con una tassazione del 59,6% e da Ravenna, 57esima, con il 59,9%. Ultima Cervia, che troviamo al 101° posto con il 63,1% di TTR, oltre 2 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale.
Un ultimo sguardo sul cosiddetto Tax Free Day, il giorno della liberazione dalle tasse, la data cioè fino alla quale l’imprenditore deve lavorare – tutti gli anni – per produrre il reddito necessario ad assolvere gli obblighi fiscali e contributivi. Un imprenditore di Faenza comincerà a guadagnare per l’azienda e la propria famiglia dal prossimo 24 luglio, a Lugo dal 4 agosto, a Ravenna dal 6 agosto e a Cervia dal 17 agosto.
Le proposte della CNA
La pressione fiscale in Italia – commenta il presidente della CNA di Ravenna, Pierpaolo Burioli – è troppo elevata, qualunque dato si prenda. Ma il problema vero risiede piuttosto nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le piccole imprese personali. Ma la tassazione dei redditi prodotti dalle persone fisiche non può essere diversa a seconda della differente modalità con cui si genera reddito”.
E’ arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato – prosegue Burioli – per raggiungere tre obiettivi di utilità generale: ridurre la pressione fiscale garantendo, nel contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro; invertire sensibilmente la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli; usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna.
“E per raggiungere in tempi rapidi e senza oneri aggiuntivi questi tre obiettivi – aggiunge il direttore, Massimo Mazzavillani, occorre soprattutto rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa; trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi IVA del reverse charge previsti attualmente, lo split payment, la ritenuta dell’8% sui bonifici relativi a spese per le quali sono riconosciute detrazioni fiscali”.
“E’ bene, inoltre, evidenziare – prosegue Mazzavillani – che tra il 2014 e il 2015 la tassazione locale scende di ben 10,4 punti percentuali e la tassazione erariale aumenta di 4,6 punti. Tendenza che permane anche con riferimento alle proiezioni sul 2017, dove la tassazione erariale aumenta di 0,3 punti rispetto al 2016 (41,7%), mentre la tassazione locale resta stabile (19,5%). Voglio tuttavia sottolineare che un terzo della tassazione deriva da imposte locali: la leva fiscale locale diventa pertanto strategica se vogliamo ridurre il prelievo sulle imprese”.
“Infine – conclude Mazzavillani – una considerazione sulla TARI che, nonostante i risultati recentemente ottenuti in tema di sgravi tariffari per alcune categorie imprenditoriali e per gli immobili non a uso abitativo vuoti e inutilizzati.La nostra richiesta è di ritornare alle tariffe commisurate alle effettive produzioni di rifiuti”.
Le schede dei comuni: