Se “piccolo è bello”, come certifica anche la Ue con la sua enunciazione denominata “Small business act”, “piccolo” deve anche avere voce in capitolo nella stanza dei bottoni. E deve avere l’attenzione che merita, soprattutto in quei territori in cui alla perdurante crisi si sono aggiunte anche decine di scosse di terremoto, molte delle quali purtroppo devastanti. “Tassazione azzerata, ripartenza delle attività imprenditoriali non agevolata ma addirittura senza costi, zona franca urbana, riconoscimento immediato dei danni indiretti che le imprese hanno avuto, sia nella zona del cratere che in quelle limitrofe”. Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli Piceno, sintetizza così la presa di posizione – forte e determinata di Rete Imprese Italia della provincia di Ascoli Piceno.
Rete Imprese Italia, che rappresenta micro, piccole e medie imprese dell’artigianato, del commercio, dei servizi e del turismo, ha fatto il punto della situazione post terremoto in base alle indicazioni che – grazie agli input arrivati dai territori – sono state recepite negli emendamenti al Decreto sisma. “Ventidue punti emendati – come ricorda Elena Capriotti, direttrice provinciale di Confesercenti – per la ripresa delle piccole attività, per combattere lo spettro della desertificazione dei territori e per arginare l’emorragia di fatturato delle aziende, soprattutto quelle commerciali e del turismo, sia nel cratere che nelle zone limitrofe della provincia Picena.
Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confesercenti e Confcommercio unite nella battaglia per la difesa del territorio e delle imprese che fanno reddito e occupazione. “A cominciare dall’edilizia che – come hanno detto Luigi Passaretti e Natascia Troli, presidenti provinciali di Cna e Confartigianato – nella ricostruzione deve tener ben presenti le aziende che operano qui, che resistono, che sono in grado di intervenire per riparare i danni del sisma benché, molto spesso, siano state anch’esse direttamente colpite. E per questo è necessario almeno raddoppiare la soglia minima richiesta per effettuare lavori edili senza l’attestazione Soa”.
La voce forte di cinque associazioni di categoria che rappresentano quasi 7mila imprese del Piceno. Micro, piccole e medie che sono l’85 per cento del totale. Che danno occupazione a circa il 65 per cento della popolazione e che, nella metà dei casi, sono costituite da piccole imprese familiari che producono reddito per il territorio ma anche per il tessuto sociale di tutta la provincia. “Nessuna polemica con la grande impresa – precisa Pietro Mancini, presidente di Casartigiani – ma solo la consapevolezza di rappresentare la quasi totalità del Pil che esprime questa provincia. Per questo noi abbiamo una visione diversa, limitata forse? Limitata con orgoglio, se questo vuol dire darsi da fare per far avere subito un indennizzo di 5mila Euro a una piccola impresa che coltiva e vende fiori e che nel 2016 ha visto praticamente azzerato il suo fatturato perché il cimitero di Ascoli Piceno è rimasto chiuso per inagibilità per oltre un mese”.
Rete Imprese Italia per l’emergenza, per l’immediato. Ma anche in prospettiva. “Il settore ricettivo e della ristorazione ha avuto danni e avrà ripercussioni indirette per lungo tempo – così Fausto Calabresi, presidente provinciale di Confcommercio – ma anche da queste tragedie si deve prendere spunto per rinascere. E turismo e servizi nel Piceno hanno bisogno, da ben prima del terremoto, di un nuovo progetto sinergico di sviluppo per il territorio”.
ARTIGIANATO E COMMERCIO, 50 MILIONI DI EURO PER IL FONDO DI RISARCIMENTO PER I DANNI INDIRETTI: L’AZIONE DI “RETE IMPRESE ITALIA” DEL PICENO NEI CONFRONTI DEL PARLAMENTO HA PORTATO MODIFICHE FONDAMENTALI PER LE PICCOLE IMPRESE DEL TERRITORIO MESSE IN GINOCCHIO DAL SISMA
Emendamenti al Decreto legge in materia di nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Artigianato, commercio, servizi e piccole imprese del Piceno stanno facendo sentire forte la loro voce grazie all’azione delle associazioni di rappresentanza che fanno riferimento a Rete Imprese Italia e che, nella provincia di Ascoli, sono portavoce di circa 6.800 aziende. “Non demandiamo a nessuno azioni che abbiamo già preso da tempo in favore del tessuto produttivo Piceno – spiegano i rappresentanti provinciali di Rete Imprese Italia – e che, oltre alla ricostruzione, deve tenere presente che la sfida più difficile e drammatica per il territorio è, e purtroppo sarà ancora per parecchi mesi, quella dei danni indiretti”.
Per questo istituzione di zone franche e contributi in proporzione alla perdita di fatturato sono i due emendamenti a cui – su forte sollecitazione delle delegazioni locali – i rappresentanti nazionali delle associazioni di categoria dell’artigianato e del commercio hanno lavorato in maniera incisiva e determinante. Questo vorrà dire modifiche al testo del decreto che sarà convertito in legge fondamentali per le piccole imprese Picene.
Per le zone franche fra gli elementi importantissimi degli emendamenti di Rete Imprese Italia, l’esenzione dalle imposte sui redditi fino a un massimo di 100mila Euro, l’esenzione dall’Irap nel limite di 300mila Euro, l’esenzione dalle imposte municipali per gli immobili utilizzati per l’esercizio dell’attività economica. Per il contributo per i danni indiretti, invece, una quota di risorse da utilizzare immediatamente e pari a 50 milioni di Euro.
Particolare attenzione, inoltre al settore edile. L’obiettivo è quello di tutelare le piccole e medie imprese che da sempre operano nel territorio e che – sempre nella provincia di Ascoli – nel 2009 erano 2.400. Numero sceso a poco più di 2mila nel 2016. Anche per questo Rete Imprese Italia auspica che sia rapidamente raddoppiata la soglia “Soa” (ora fissata in 150mila Euro) per i lavori ad affidamento diretto.
Non c’è bisogno solo di ricostruire muri, case e laboratori. “C’è da ricostruire un intero tessuto produttivo – prosegue la nota di Rete Imprese Italia del Piceno – e una nuova e rinnovata attrattività per il turismo senza il quale il sistema provinciale, fatto di montagna, città d’arte e costa, non potrà rialzare la testa. Il nostro impegno, sia a livello regionale che nazionale è soprattutto quello di significare alle istituzioni competenti che i danni indiretti al tessuto produttivo sono ingentissimi, riguardano tutto il territorio, anche quello non interessato da danni strutturali, e purtroppo perdureranno nel tempo”.
Il dato più aggiornato è che in autunno i comuni considerati nel “cratere” erano 60. Ora sono 128. Questo vuol dire che allo stato attuale le aree del cratere comprendono una popolazione di circa 110mila abitanti su 210mila complessivi della provincia e poco più di 12mila unità produttive, su le quasi 26mila totali a livello provinciale, con una forza lavoro occupata che sfiora le 30mila unità. Di queste 12mila attività, il 15,9 per cento sono srl artigiane e commerciali. Imprese che danno lavoro al 45,8 per cento del totale degli occupati nelle imprese artigiane e commerciali dell’intera area del cratere.
E ancora. Da Natale a oggi, un calo di fatturato, per danni indiretti, stimato in un 50 per cento si è trasformato – facendo i conti con la realtà dei fatti – in un qualcosa che oscilla fra il 70 e l’80 per cento in meno. E in molte attività di ristorazione, malgrado le strutture siano rimaste indenni, il calo è arrivato al cento per cento. Ovvero azzeramento del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Se a questo si aggiunge – è l’analisi di Rete Imprese Italia Picena – che nelle zone più colpite dal sisma oltre il 30 per cento delle imprese operano nel campo della ricettività, della ristorazione e della produzione e trasformazione di prodotti tipici e tradizionali si comprende come il danno a micro e piccole imprese artigiane e commerciali necessita di interventi immediati e forti. Pena la pressoché completa desertificazione di ampie zone del nostro territorio. E’ senza dubbio un dato di fatto che le attività ricettive e del commercio dell’area dei Sibillini ha ricevuto una mole di danni diretti spaventosa. Ma è anche vero che, oltre a prendere per riferimento sui danni indiretti i comuni del cratere, vanno tenuti in forte considerazione anche i comuni limitrofi. Zone che in qualche caso hanno avuto, e continuare anno purtroppo ad avere, danni indiretti per lungo tempo.
La ripartenza di queste attività, sia sotto il profilo dei danni strutturali che sotto quello del pieno regime degli affari, è l’unica strategia – conclude Rete Imprese Italia del Piceno – per contrastare la desertificazione di un intero territorio. Desertificazione che ora, purtroppo, più che uno spettro è una tragica realtà.