Gino Sabatini:  “Il rapporto stimato tra gli ambulanti irregolari e quelli legali, nella nostra regione,” è di uno a cinque per un mancato gettito fiscale generato dagli abusivi di oltre 30 milioni di euro e un fatturato occulto di quasi 90 milioni di euro.”

Sono soprattutto marocchini ma numerosi sono anche quelli che provengono dal Bangladesh, dal Senegal, dalla Nigeria, dal Pakistan e dalla Cina. Nelle Marche gli ambulanti stranieri hanno superato quelli di origine italiana. Complessivamente sono 2.476 contro 2.337 italiani per un totale di 4.813 imprese del commercio ambulante, con 6.700 addetti,  che si presentano a vendere i loro prodotti nei mercati e nelle fiere che ogni settimana si tengono sulle piazze dei Comuni marchigiani. 

Si tratta di veri e propri negozi itineranti su quattro ruote o solo di precari banchetti volanti. C’è chi ha il posto fisso e ci sono i cosiddetti “spuntisti”, ambulanti che pagano una quota giornaliera alle casse comunali per sistemare la propria merce nei posteggi che rimangono liberi  a causa del mancato arrivo degli ambulanti con regolare autorizzazione. Si tratta di una prassi legale ma, fa notare la Cna Marche, un imprenditore serio investe sulla propria azienda programmandone l’attività e non vive alla giornata, senza sapere se potrà esporre e vendere la propria merce.

Ma la spina nel fianco del commercio ambulante sono i venditori abusivi. Con la crisi che ha scatenato la fantasia: c’è chi offre interventi cosmetici volanti in strada e chi carica l’Ape di vestiti all’ultima moda di dubbia provenienza.

“Il rapporto stimato tra gli ambulanti irregolari e quelli legali, nella nostra regione,” afferma il presidente della Cna Marche Gino Sabatini “è di uno a cinque per un mancato gettito fiscale generato dagli abusivi di oltre 30 milioni di euro e un fatturato occulto di quasi 90 milioni di euro. Si tratta di irregolari che assediano i mercati cercando di intercettare la clientela nelle vicinanze dei posteggi legali. Un mordi e fuggi, al quale vanno aggiunti i ‘vu cumprà’ che nei mesi estivi si muovono quotidianamente lungo le spiagge marchigiane. Oltre alla concorrenza sleale verso le imprese regolari e all’evasione fiscale, spesso vendono merce contraffatta e potenzialmente dannosa per la salute. Si tratta di un fenomeno in aumento e che è difficile da arginare, nonostante esista una normativa in materia che prevede il sequestro della merce. Bisognerebbe cercare di prevenire a monte, scovando le fonti di approvvigionamento degli ambulanti abusivi. Un freno alla competitività è rappresentato anche dagli orari. Dovendo i mercati chiudere a fine mattina , non si riescono a intercettare i consumatori nella pausa pranzo o a fine lavoro”.

Tra l’inizio del 2010 e il 2015 gli ambulanti marchigiani sono passati da 4.674 a 4.813, con una crescita del 3 per cento mentre i negozi  in sede fissa sono diminuiti del 3 per cento, scendendo da 20.142 a 19.544. In Italia le bancarelle sono 187.684, con un aumento del 12,4 per cento rispetto ad un incremento del numero dei negozi dello 0,5 per cento.  La crescita più consistente del numero degli ambulanti tra il 2010 e il 2015 si è avuto in Campania (+28,1 per cento ) e in Calabria (+25,8).

Tra i 2.476 ambulanti stranieri presenti nei mercati e nelle fiere della nostra regione i marocchini sono 1.035. Seguono i cingalesi (320), i senegalesi (269), i nigeriani (158), i pakistani (151) e i cinesi (117).

Cosa vendono gli ambulanti marchigiani? Secondo l’indagine del Centro Studi Cna delle Marche , oltre la metà (2.540) commercia in prodotti di abbigliamento, tessile e calzature. Di questi ben 1.558 sono stranieri. I prodotti alimentari e le bevande sono invece venduti quasi esclusivamente da ambulanti italiani (790 su 865). I restanti 1.283 ambulanti di cui 824 stranieri, vendono fiori, piante, prodotti per la casa e per il giardino, chincaglieria e bigiotteria.

Tra gli stranieri, a primeggiare nel commercio al dettaglio di prodotti tessili, abbigliamento e calzature, sono soprattutto i marocchini (830) seguiti dai senegalesi (136) e dai nigeriani (113).

Tra i 75 ambulanti stranieri di alimentari e bevande, la comunità più numerosa è quella dei tunisini (26) mentre per quanto riguarda tutti gli altri prodotti al primo posto ci sono gli ambulanti provenienti dal Bangladesh (202) seguiti dai marocchini (198) e dai senegalesi (132).

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