Si è svolta questa mattina, presso la sede della CNA provinciale in viale Randi a Ravenna, la presentazione di TrendRA, il rapporto congiunturale ed economico della provincia di Ravenna, realizzato dall’Associazione ravennate con il contributo della Camera di Commercio.

I dati, riportati sotto in dettaglio e illustrati da Maurizio Gasperoni, responsabile della Divisione Economica e Sociale e da Alessandro Battaglia, Ufficio Analisi congiunturali, in collaborazione con ISTAT, sono relativi al 2015, unitamente alle prime tendenze 2016.

Nelle conclusioni, il direttore della CNA, Massimo Mazzavillani ha detto “Archiviamo un 2015 caratterizzato da luci e ombre, cercando di valorizzare i dati positivi per dare sostegno allo sviluppo delle imprese in un contesto che rimane ancora difficile”. “Il territorio ravennate, rispetto al contesto regionale e nazionale – ha aggiunto – sconta ulteriori problemi derivanti dalle incertezze legate al settore della chimica e dell’offshore che mettono in difficoltà anche molte piccole imprese nell’indotto. Anche l’edilizia è in forte sofferenza, soprattutto nel settore residenziale. Questo dovrebbe spingere la Pubblica Amministrazione nel sostegno alla rigenerazione e riqualificazione urbana che darebbe sicuramente valore al nostro territorio. Assistiamo anche a un calo nelle quote degli Appalti Pubblici a causa di una concorrenza sempre più agguerrita dove le nostre imprese hanno pagato un prezzo importante. Va bene il libero mercato ma vanno rigorosamente garantiti gli standard minimi di qualità e di sicurezza”.

“I ritardi nei pagamenti della PA, anche se ultimamente i tempi si sono accorciati – ha proseguito Mazzavillani – e strumenti normativi come lo split payment uniti al costante calo di possibilità di accesso al credito, riducono fortemente la liquidità delle aziende, compromettendo lo sviluppo anche di quelle più virtuose e innovative”.

“Riduzione della tassazione, accesso al credito, sostegno all’export e alle aggregazioni di impresa devono essere dunque le priorità che il Governo deve perseguire a livello nazionale. A livello territoriale, è fondamentale recuperare il tempo perso per dotare la nostra realtà di infrastrutture adeguate sia a livello portuale, viario e ferroviario per sostenere i traffici di merci e persone, vista la forte vocazione turistica e industriale del nostro territorio”.

Il quadro economico relativo al 2015 mostra per l’Italia un timido ma importante segnale di ripresa. Dopo le contrazioni del 2012 – 2013 – 2014 (rispettivamente del 2,8%, dell’1,7% e dello 0,3%) ) il prodotto interno lordo (PIL) nazionale in volume ha segnato lo scorso anno una crescita, seppur al di sotto delle aspettative, dello 0,8%. Siamo ancora al di sotto del livello registrato nel 2000. I dati disponibili per i principali paesi sviluppati indicano un aumento del PIL in volume negli Stati Uniti (2,4%), nel Regno Unito (2,2%), in Germania (1,7%) e in Francia (1,2%). Dal lato della domanda interna nel 2015 si registrano, in termini di volume, variazioni positive nei consumi finali nazionali (0,5%) e negli investimenti fissi lordi (0,8%).

Il contesto economico nazionale

Nel 2015 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume dello 0,9% (0,6% nel 2014). Per quanto riguarda  i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate del 4,3% e le importazioni del 6,0%. A livello settoriale il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume  nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (3,8%), nell’industria (1,3%) e nelle attività dei servizi (0,4%). Le costruzioni hanno invece registrato un calo dello 0,7%.

In media, nel 2015, l’inflazione rallenta per il terzo anno consecutivo, portandosi a  +0,1% da +0,2% del 2014.  Nel 2015 aumenta ancora l’occupazione, per il secondo anno consecutivo, e – per la prima volta in sette anni – cala la disoccupazione. Il tasso di disoccupazione scende all’11,9% dal 12,7% del 2014. La crescita dell’occupazione media annua è di 186.000 unità  (+0,8%). Questo dato ha portato il tasso di occupazione al 56,3% (+0,6 punti). In quest’ultimo ambito si amplia però il gap di genere: l’aumento dell’occupazione maschile (+139.000, +1,1%) è più che doppio rispetto a quello delle donne (+47.000, +0,5%). Altro dato rilevante, il tasso di disoccupazione giovanile (14-24 anni) nella media del 2015 è sceso al 40,3% (-2,4 punti percentuali) registrando la prima diminuzione annua dal 2007. Per la fascia tra i 25 e i 34 anni il tasso di disoccupazione è al 17,8% (-0,8 punti sul 2014).

La movimentazione aziendale nazionale

Sono 371.705 le imprese nate nel 2015, mentre quelle che hanno chiuso i battenti sono 326.524, con un saldo di 45.181 unità (+0,75% contro il +0,51% del 2014), il migliore dell’ultimo triennio. Le imprese registrate al 31.12.2015 sono 6.057.647. Se il bilancio 2015 su scala nazionale è stato positivo, lo si deve in particolar modo alle imprese di giovani, stranieri e donne. Il saldo delle aziende create da under 35 (+66.000 unità) supera nettamente l’intero saldo annuale  (+45.181); le imprese di stranieri (+32.000 unità) e di quelle create da donne (+14.300). In crescita società di capitali e cooperative mentre diminuiscono imprese individuali e società di persone. Dal punto di vista dei comparti, i due terzi della crescita del 2015 si concentra nel commercio (+11.990 unità), nel  turismo (+11.263) e nei servizi alle imprese (+9.409). Ancora in campo negativo – seppur in miglioramento rispetto al 2014 – le costruzioni (-6.055 imprese), l’agricoltura (-5.460) e le attività manifatturiere (-2.416). Un’analisi ancor più dettagliata dei settori evidenzia che le attività che sono cresciute  maggiormente sono i servizi di ristorazione (+9.235 imprese), il commercio al dettaglio (+7.313) e le attività di supporto alle imprese (+ 5.837).  Per l’artigianato il 2015 è stato un anno ancora difficile. Particolarmente preoccupante risulta il dato delle aperture delle imprese artigiane – 87.929 – il più contenuto nell’ultimo decennio. Le cancellazioni invece sono state 109.689. Il saldo tra iscrizioni e cancellazioni è pari a  -21.760 unità.  In termini relativi la performance delle imprese artigiane si sintetizza in un tasso di decrescita dello stock pari a – 1,57%, sensibilmente superiore rispetto al -1,45%. del 2014. Nel 2013 la riduzione  era stata dell’1,94%. Tra i settori a maggiore sofferenza, le costruzioni (-2,46%),  i trasporti  (-2,86%), il manifatturiero (-1,63%): alimentare +0,59%; legno -3,80%; meccanica -2,55%; tessile – abbigliamento – pelle cuoio -1,13%),  l’autoriparazione (-1,06%). In crescita, comunicazione & ICT  (+1,85%) e servizi alla persona (+0,39%). In valore assoluto, il risultato di questa lunga erosione del tessuto produttivo artigiano si riflette in uno stock di imprese esistenti al 31 dicembre 2015 pari a 1.361.014 unità.

Ravenna

A Ravenna al 31 dicembre 2015, nel confronto con l’anno precedente, le imprese artigiane si sono ridotte di 195 unità, pari al -1,78%, ad indicare che sono le imprese di minore dimensione e di alcuni settori a tipica vocazione artigiana a subire le conseguenze peggiori del perpetuarsi della crisi.

Rispetto all’intero tessuto produttivo provinciale, l’incidenza delle imprese artigiane passa dal 26,94% del 31/12/2014 al 26,61% del 31/12/2015. Ciò a fronte del fatto che – rispetto al decremento del Registro Imprese di 236 unità – le imprese artigiane sono diminuite di ben 195 unità, assestando per questo l’incidenza percentuale rispetto al Registro Imprese ai livelli registrati nell’ultima parte del 2002.

Da fine 2008 a fine 2015, il Registro Imprese registra un calo di 2.142 imprese, delle quali quasi il 65% sono imprese artigiane.

Rispetto al decremento dell’Albo i comuni della provincia presentano dinamiche e performance decisamente simili. Tra i comuni principali, si registrano risultati negativi per Ravenna (-1,67%), Faenza (-1,41%), Lugo (-1,56%) e Cervia (-1,92%). Per quanto riguarda le aree territoriali, la Romagna Faentina segna un -2,04% e la Bassa Romagna un -1,66%.

Andamento Albo per settori

Relativamente alle Sezioni e alle Divisioni di attività si riscontrano, pur se tutte caratterizzate da un andamento negativo, anche per il 2015, differenze nei trend che caratterizzano i diversi settori.

L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), registrano un decremento del 3,08%. Un settore che torna a contrarsi dopo la crescita registrata nel 2014, preceduta da due anni di battute d’arresto. Un settore che fino a tutto il 2011 aveva visto un forte sviluppo, probabilmente anche grazie al consolidarsi di una certa riscoperta delle tradizioni e una maggiore e premiante attenzione manifestata dai consumatori nei confronti dei prodotti di qualità del territorio.

Il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero registra una lieve contrazione rispetto al 2014 (-0,78%). Tale dato va contestualizzato nel ridimensionamento che ha caratterizzato il comparto nell’ultimo decennio. Indicativi, a tal proposito, i dati relativi al periodo 2005-2015, che riflettono un decremento di oltre il 25%.

La meccanica di produzione, uno dei settori maggiormente penalizzato dalla crisi economica, vede un decremento delle imprese del settore pari allo 0,83%, interrompendo parzialmente i trend fortemente negativi che avevano caratterizzato i tre anni precedenti (-4,13% al 31/12/2014; -5,69% al 31/12/2013 e -4,43% al 31/12/2012).

Per quanto concerne il settore del legno (industria e lavorazione del legno e fabbricazione di mobili), dopo i forti decrementi dell’ultimo triennio, si registra un’ulteriore contrazione pari al 2,31%.

Ragionando per aggregati, il settore manifatturiero (agroalimentare, sistema moda, meccanica e legno/arredo) registra una diminuzione dell’1,58%.

L’edilizia, vero traino della crescita dell’Albo delle Imprese Artigiane fino al 2008, prosegue la contrazione (-2,25%), confermando le forti difficoltà del settore. Dal 2008, il comparto ha “perso” oltre il 13% delle imprese registrate. Nell’ambito del comparto, segno meno sia per gli impiantisti elettrici ed elettronici (-2,25%), che per quelli idraulici (-0,71%). Nel periodo 2008-2015, i due settori hanno registrato decrementi rispettivamente dell’8,25 e del 6,50%.

Per quanto concerne il settore dei trasporti, il 2015 si chiude con un decremento delle imprese iscritte all’Albo del 4,59%, da ascriversi esclusivamente al trasporto merci (90% delle imprese del settore). Oltre a tali dati inequivocabili, va evidenziata una ulteriore netta contrazione della redditività delle singole imprese dovuta principalmente alla riduzione delle tariffe di trasporto riconosciute dal mercato, con ripercussioni pesanti sulla sopravvivenza delle stesse.

Nella manutenzione e riparazione di auto e motoveicoli si registra una diminuzione dell’1,50%, che va a consolidare ulteriormente la contrazione in termini di imprese iscritte che caratterizza costantemente questo settore ormai da diversi anni, generato da un lato dalla crisi dei consumi privati che riducono gli interventi sul loro parco auto, non riparando i piccoli danni o evitando la manutenzione ordinaria del veicolo allo stretto necessario, e dall’altro dall’evoluzione tecnologica dei veicoli che impone una maggiore specializzazione con una conseguente concentrazione delle officine.

Nell’ambito delle attività professionali, si registra un -2,50% per il settore informatico: una brutta battuta d’arresto per un settore che nel corso del 2014 era cresciuto di quasi il 2%.

Per quanto riguarda i servizi alla persona, oltre a un ulteriore decremento delle tinto-lavanderie (-5,61%), si registra un decremento sia delle imprese di acconciatura (-1,50%), sia delle imprese di estetica (-2,46%). Va ricordato che questi due settori caratterizzano il comparto per l’85% delle imprese registrate nell’ambito dei servizi alla persona.

A conferma della sempre maggiore tendenza  delle imprese a strutturarsi in forme complesse di organizzazione, per quanto riguarda la forma giuridica, va segnalato il confermarsi del costante aumento delle Società di Capitale, aumentate nell’ultimo anno di una percentuale superiore al 5%.

Occupazione

I dati relativi all’occupazione rilevati nel corso del 2015 evidenziano un incremento della forza lavoro del 7,19%. Da fine 2008, l’occupazione segna una contrazione del 7,80%. Questi dati si riferiscono a un campione rappresentativo di imprese artigiane e piccole imprese.

Relativamente ai principali settori dell’economia artigiana, l’edilizia, vero traino della crescita occupazionale fino al 2007, conferma la decrescita occupazionale dell’ultimo quinquennio, registrando al 31/12/2014 un decremento del 7,33%.

Incremento occupazionale importante, invece, per il settore impianti (+12,97%), che recupera la contrazione del 2014 (-12%).

Leggermente positivo l’andamento occupazionale per le attività inerenti all’auto e moto-riparazione (+0,53%), in controtendenza con la quasi costante contrazione registrata nell’ultimo quinquennio.

Il tessile calzaturiero registra un decremento occupazionale (+1,90%). Va comunque sottolineato che il settore ha perso, negli ultimi 10 anni, oltre il 40% di occupati.

La meccanica di produzione esprime valori molto positivi (+20,46%). Questo incremento occupazionale, unito al decremento delle imprese registrate, può essere letto come una tendenza delle imprese più strutturate a ricominciare ad assumere addetti.

L’agricoltura e l’industria alimentare (dati aggregati), registrano un forte incremento, pari la 25,11%, interrompendo la decrescita occupazionale che ha caratterizzato il settore a partire dal 2012.

Di segno decisamente negativo l’andamento occupazionale per il settore dei trasporti (-4,85%), che va ascritto sia al settore del trasporto merci (-5,28%), sia al trasporto persone (-3,68%).

Il settore dei servizi alla persona esprime un forte decremento (-12,84%), confermando le difficoltà dovute alla contrazione dei consumi e della domanda interna.

Dopo una contrazione consecutiva per sette anni, torna a crescere il numero di addetti extra nazionali occupati dalle piccole e medie imprese e dall’artigianato (+9,09%). Dal 2008 si registra una diminuzione di questa forza lavoro pari al 24%. Le nazionalità più rappresentative in termini di dipendenti extra nazionali sono, nell’ordine, quella rumena, albanese,  marocchina, senegalese e moldava.

Meccanica di produzione, trasporti e impiantistica, si confermano come quelle attività che di più, rispetto ad altre, assorbono manodopera extra nazionale.

Ragionamento analogo va fatto per gli apprendisti, tradizionale modalità appositamente normata per l’assunzione di giovani da parte delle imprese artigiane. Da inizio 2008 a fine 2015, le assunzioni di apprendisti da parte delle imprese artigiane hanno subìto una riduzione di oltre il 40%.

Credito e Investimenti

Altri importanti elementi di analisi per cogliere i segnali circa l’andamento dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa nella nostra provincia, si colgono dai dati resi disponibili dalla Banca d’Italia in merito al credito e agli investimenti.

Nel corso del 2015 sono stati concessi in ambito provinciale finanziamenti alle imprese per un valore inferiore dell’1,18% a quelli registrati al 31/12/2014.

Negli ultimi 5 anni si riscontra una diminuzione dei finanziamenti erogati di quasi il 5%.

In merito all’operatività dei finanziamenti concessi nel corso del 2015, circa il 75% dei finanziamenti si riferiscono a richieste per liquidità aziendale, consolidamento passività e acquisto scorte di magazzino, mentre solamente il 25% è stato invece impiegato per investimenti. Tale situazione conferma ulteriormente lo stato di crisi in cui versa il Paese, e riflette la necessità delle aziende, sempre più rivolte verso il sostegno finanziario per sopperire al calo degli ordini e/o delle commesse, che agli investimenti produttivi.

Si ricorda che nel 2008, il 66% dei finanziamenti concessi riguardavano investimenti produttivi (beni mobili/immobili strumentali), mentre il 34% concerneva la liquidità (linee correnti e consolidamento).

Fatturato

La CNA provinciale di Ravenna presenta anche per il 2015 i risultati di TrendER, osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa promosso dalla CNA dell’Emilia-Romagna e dalla Federazione Banche di Credito Cooperativo. TrendER è realizzato con la collaborazione metodologica della sede regionale ISTAT di Bologna.

Il 2014 si chiude con una variazione (+5,43% tendenziale), in controtendenza rispetto al trend di diminuzione del fatturato avviatosi già dal 2007.

Se si confrontano i dati di fine 2015 con quelli disponibili al 31/12/2008 si riscontra, comunque, un calo del fatturato superiore al 17%.

Ripartono a fatica anche gli investimenti, che registrano un crollo di quasi il 75% nel periodo 2008-2015.

L’analisi del fatturato per settore evidenzia come le difficoltà di fine 2015 si concentrino nelle costruzioni, anche se, meccanica e parte, tutti i settori sono lontani dal fatturato che avevano registrato nel 2008.