Annamode. La sartoria dei divi “patrimonio culturale”
“Pane, costumi e fantasia”. Si potrebbe intitolare così, parafrasando il famoso film, la vita di Simone Bessi. Quaranta tre anni, una laurea in Economia e Commercio, cresciuto in una famiglia che da generazioni (la sua è la terza) ruota attorno e dentro lo spettacolo: padre produttore, nonno truccatore di dive come la Loren e soprattutto nonna e zia fondatrici di Annamode, una delle più importanti sartorie teatrali e cinematografiche al mondo, dal 1994 amministrata da Simone, che proprio per tutelare quello che è prima di tutto “un patrimonio culturale unico”, nel 2010 ha creato la Fondazione Annamode.
“Tutto è cominciato nel 1946 – racconta Bessi – con mia nonna Anna che da Pistoia arrivò a Roma e aprì il primo negozio di biancheria e tessuti. Vendeva gonne dipinte a mano e le cose andarono bene, tanto che nel ’48 si spostò a Palazzo Torlonia. Nel ’53 si unì anche zia Teresa, che continua a lavorare ancora oggi, all’età di 86 anni”. Su un piano si faceva la moda, ovvero sartoria artigianale, sull’altro i costumi per lo spettacolo.
“Mia nonna era amica di gioventù di Bolognini, Zeffirelli, Visconti – continua Bessi – e i primi vestiti dei loro film e spettacoli, in particolare Bolognini e Visconti, li fecero realizzare a lei, che non fu mai sarta, ma capace di gestire, insieme a zia Teresa, l’unica sartoria al mondo che per 30 anni ha realizzato contemporaneamente moda e costume”.
Dagli anni ‘80 Annomode si è dedica soltanto al costume. Suoi i vestiti di moltissimi divi del cinema, dell’opera e della tv: dalla Loren di “Matrimonio all’italiana” a Verdone in “Sono pazzo di Iris blond”, dai costumi per “Il Bell’Antonio” di Bolognini, a quelli de “Le Streghe” di Pasolini, passando per la televisione con i vestiti di Mina, Raffaella Carrà, la Mondaini, fino ai giorni nostri in cui Annamode ha vestito star come Scarlett Johansson e Helen Hunt, realizzato i costumi di “Romanzo criminale” e gran parte di quelli de “La Grande Bellezza” e collaborato con costumisti come Milena Canonero, attualmente candidata all’Oscar per i costumi di “Gran Budapest Hotel”, parzialmente forniti da Annamode, così come quelli di un altro film candidato agli Oscar “Into the woods” con i costumi di Coleen Atwood.
Ma Bessi non vuole vivere nel passato e così, da un lato, sta portando avanti un progetto (eCostumes) di archiviazione e di messa online del magazzino di Annamode, dove sono conservati più di 100 mila costumi ed accessori di tutte le epoche storiche. “Siamo alla ricerca di un finanziamento – dice – che ci permetta di continuare l’archiviazione. Purtroppo il lavoro è lungo e complesso per rispettare una qualità fotografica e di archiviazione unica nel suo genere”.
Dall’altro lato, proprio “per valorizzare questo materiale e la cultura della Moda e del Costume in Italia e nel Mondo”, nel 2010 Simone insieme alla zia Teresa ha dato vita alla Fondazione Annamode, riconosciuta a livello nazionale.
Nella Fondazione confluiscono tre Fondi principali, con abiti originali, costumi ed accessori di scena, figurini, locandine e libri. Il Fondo Anna e Teresa Allegri che raccoglie abiti originali dal ‘700 a oggi; il Fondo Annamode con costumi di attori/attrici o della storia dello spettacolo; il Fondo Sylvano Bussotti con costumi d’opera. Naturalmente la Fondazione fa anche un continuo uso del magazzino Annamode, esponendolo per mostre, corsi, ecc.
Fondamentali sono le donazioni di filantropi o degli stessi personaggi dello spettacolo: come la recente donazione di Anna Melato, con i costumi di scena della compianta attrice Mariangela.
“La nostra azienda è un riferimento costante per le visite istituzionali e politiche – sottolinea Bessi – tutti ne riconoscono il valore culturale, ma poi a nessuno viene in mente la fatica e i costi per preservare questo patrimonio, che dovrebbe essere considerato di interesse pubblico. Una gemma del nostro paese da tutelare, conservare e trasmettere alle giovani generazioni”.
La Fondazione Annamode è visitabile, gratuitamente, su appuntamento.