“Sono un artigiano, non chiamatemi maestro”. Diceva così Andrea Camilleri, il grande scrittore siciliano, papà del popolarissimo commissario Montalbano, scomparso oggi. Si domandava che differenza ci fosse tra lui e un buon intagliatore o buon tornitore, al di là della materia prima, che nel suo caso erano le parole. Tanti come Camilleri hanno da sempre reso omaggio ai grandi maestri artigiani, senza i quali capolavori come “C’era una volta in America” e “La dolce vita” non sarebbero mai stati possibili. Lo stesso grande regista Federico Fellini si definiva “un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo”. E che i suoi antenati fossero abilissimi lanaioli, ceramisti e falegnami lo ricordava sempre con grande orgoglio Marcello Mastroianni, che tra le botteghe di Cinecittà respirava un’aria di casa. Insomma i maestri davanti e dietro la macchina da presa o la macchina da scrivere hanno sempre reso il giusto omaggio, ispirati da un’affinità tra arte e artigianato che ha nella creatività il minimo comun denominatore. “Un uomo che lavora con le sue mani è un operaio; un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un artigiano; ma un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo cuore è un artista” diceva San Francesco d’Assisi che in comune con il gran genio Leonardo aveva proprio l’amore per gli artigiani.
Un riconoscimento che ha radici lontane: muratori, “carzolari” e ombrellai sono protagonisti dei sonetti del Belli. E non era sempre amore, perché c’è una ragione se Seneca odiava gli estetisti, disturbato com’era dalle urla dei depilatori nelle antiche terme.
Andrea Camilleri è insomma un anello di quella lunga catena che lega l’arte all’artigianato. E non è certo solo guardando nostalgicamente al passato che si possono trovarne le testimonianze. Perché “Il futuro è artigiano” come profetizzava il visionario Philip K. Dick, che sceglieva spesso come protagonisti dei suoi romanzi di fantascienza artigiani abilissimi a costruire o riparare oggetti.
Nella realtà, secondo la visione dell’artigiano Camilleri, la letteratura come l’artigianato è tutt’altro che un’astrazione. Perché le parole sono materia prima tanto concreta quanto l’argilla.