Il salario minimo è quello definito dai contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative. Un intervento del legislatore sarebbe fortemente destabilizzante per il nostro Paese ed andrebbe ad incidere negativamente sui delicati equilibri raggiunti da ogni settore produttivo con la contrattazione collettiva, distruggendo il patrimonio di bilateralità e welfare contrattuale.
Una delegazione di R.E TE. Imprese Italia, l’associazione che riunisce CNA, Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, ha incontrato questa mattina il Senatore del Partito Democratico Tommaso Nannicini, ribadendo la netta contrarietà a qualsiasi regolamentazione per legge del salario minimo.
La contrattazione collettiva garantisce già condizioni e strumenti per sostenere i redditi e individuare modalità per migliorare la produttività. La fissazione ex lege del salario non solo non è necessaria, ma sminuirebbe il ruolo svolto dalla negoziazione tra le parti sociali per l’individuazione di trattamenti economici congrui e coerenti, rischiando di colpire anche le tutele collettive e i sistemi di welfare integrativi. Un patrimonio che in questa fase difficile sta offrendo un utile supporto ai lavoratori ed alle imprese, soprattutto in quei territori dove il welfare pubblico è carente se non assente del tutto.
Conosco la grande attività che svolge la cna due argomenti che non ci si impegna sono la eliminazione della burocrazia e incassare il dovuto. La certezza di incassare sta diventando questione di sopravvivenza e i tribunali non ci aiutano e ci penalizzano perché la legge non è uguale per tutti