Dal 2008 al 2020 la provincia ternana perderà oltre 21 punti percentuali di ‘valore aggiunto’ e conterà 850 imprese in meno. È quanto emerge da una ricerca del Centro Studi Sintesi che, per conto di CNA Umbria, ha indagato l’andamento del quadro congiunturale della seconda provincia umbra negli ultimi dodici anni, comprendendo anche gli effetti della pandemia.
L’analisi conferma anche a livello provinciale la drammaticità dei dati regionali già diffusi dalla Confederazione il mese scorso, rilevando che nel ternano la perdita del valore aggiunto, solo nel 2020, potrebbe superare il 10%, quasi doppiando quanto già perso dal territorio negli undici anni precedenti.
Se le previsioni fossero confermate, per l’economia della provincia di Terni significherebbe un arretramento di oltre 21 punti percentuali in 12 anni. Dalla ricerca emerge, inoltre, un calo del numero di imprese (- 4,3%), una crisi endemica del settore delle costruzioni (-18,8%) e della manifattura (- 18%), incluse le grandi imprese, mentre per quanto riguarda i livelli occupazionali, anche prima del lockdown non erano tornati ai livelli precedenti al 2008 (- 1,1%).
“L’economia della provincia sta subendo una trasformazione. E questo lo si può rilevare soprattutto dai dati occupazionali – ha dichiarato l’imprenditore ternano e membro della presidenza regionale di CNA, Giancarlo Giovannetti – In un’economia che, specialmente per il più ristretto comprensorio di Terni, da sempre è stata plasmata dalla presenza della grande industria, nelle imprese tra 1 e 9 addetti trova lavoro il 54% degli occupati del settore privato, percentuale che sale al 75% se includiamo anche quelli delle aziende fino a 49 addetti: la micro e piccola impresa, sebbene a piccoli passi, sta acquisendo un ruolo sempre maggiore“.
Nell’internazionalizzazione sono le grandi imprese siderurgiche a giocare la parte del leone, mentre il comparto del made in Italy riveste un ruolo ancora marginale (25% dell’export provinciale, in lieve crescita negli ultimi anni e con una dinamica delle esportazioni di gran lunga migliore rispetto ad altri comparti). Il Covid ha inferto un colpo durissimo all’export, che a fine anno potrebbe flettere del 9,3%.
“Noi crediamo che proprio per questo ci sia un ampio margine di possibilità di crescita per le imprese manifatturiere – prosegue Giovannetti – anche di micro e piccola dimensione, soprattutto attraverso i processi di internazionalizzazione”.
E mentre a livello regionale parte la discussione sull’utilizzo del Recovery fund, “è opportuno – conclude Giovannetti – che a livello territoriale si faccia una ricognizione attenta delle risorse già disponibili, a partire da quelle di Agenda urbana, del Piano per le periferie e da quelle sulla riqualificazione delle Aree Interne“.
“Anche nella provincia di Terni il comparto delle costruzioni è stato tra quelli maggiormente colpiti dalla crisi iniziata nel 2008, ma è indubbio che il superbonus del 110% potrà rappresentare, magari unitamente alle risorse di Agenda urbana e al Piano per le periferie, una straordinaria opportunità per rigenerare le città, riqualificare il patrimonio immobiliare e fungere da traino per tutta l’economia – ha affermato Ciro Schiaroli, imprenditore manifatturiero di Orvieto e componente della presidenza di CNA Umbria – Infine, oltre al ruolo che può giocare l’internazionalizzazione per il rilancio delle imprese manifatturiere, crediamo che sia necessario costruire strumenti in grado di favorire la crescita dimensionale delle imprese“.