Continua a intricarsi il percorso che sta portando il Regno Unito a separarsi dall’Ue. sebbene nella mattinata del 17 ottobre sia arrivata l’attesa fumata bianca sulla Brexit, con un nuovo accordo tra le due parti, la votazione di Westminster nel weekend ha gettato ulteriore incertezza sul divorzio di Londra.
La Commissione europea e il governo del Regno Unito sono riuscite a concordare una revisione del protocollo sull’Irlanda e Irlanda del Nord ed una revisione della dichiarazione politica nel quadro della futura relazione Ue-Regno Unito, mentre tutti gli altri elementi dell’accordo di recesso sono rimasti sostanzialmente invariati dal primo accordo raggiunto il 14 novembre 2018. Con particolare riferimento alla clausola di salvaguardia sull’Irlanda del Nord, il backstop, il nuovo accordo prevede il passaggio della regione nell’unione doganale britannica e dunque in teoria fuori dall’Unione; tuttavia, de facto, l’Irlanda del Nord rimane vincolata alle regole e norme del mercato unico per almeno quattro anni, dopo i quali il parlamento locale potrà votare a maggioranza assoluta il rinnovo dello status quo per altri quattro o otto anni.
Sebbene il nuovo accordo di recesso abbia ottenuto il via libera dai leader europei e continui il proprio percorso di adozione da parte dell’Ue, da Londra è arrivata nella giornata di sabato 19 ottobre un’ulteriore frenata.
Chiamati a esprimersi sul testo concordato, i parlamentati di Westminster hanno approvato un emendamento al testo che prevede il rinvio della votazione sull’accordo fino a quando tutta la legislazione connessa (l’insieme di norme tecniche attuative che disciplineranno l’uscita) non sia stata adottata. Di fatto, si tratterebbe di un rinvio oltre la data di scadenza del 31 ottobre che obbliga il governo britannico a richiedere un’estensione della data di divorzio. Sebbene il Primo ministro inglese, Boris Johnson, abbia espresso la propria volontà di non negoziare con Bruxelles un’ulteriore estensione della Brexit, nella serata di sabato è stata inviata una lettera con la richiesta di un rinvio della data di divorzio di tre mesi (fino al 31 gennaio 2020). Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha avviato le consultazioni con le capitali europee al fine di valutare la decisione di tenere un vertice europeo straordinario in materia prima del 31 ottobre, al fine di determinare la concessione dell’estensione richiesta. In parallelo, il Consiglio dell’Ue ha adottato la decisione sulla firma dell’accordo di recesso e la bozza adattata delle conclusioni del Consiglio, che ora sarà inoltrata al Parlamento europeo, per ottenerne il consenso.