Tre anni di lavori prima della riapertura del ponte da Vinci alle porte di Sasso Marconi sono un tempo interminabile per le imprese. “Anche la risposta dell’Anas non è per nulla rassicurante visto che non esprime una valutazione certa sulle tempistiche – commenta il presidente di CNA Area Appennino bolognese, Marco Gualandi – Se questa è la prospettiva, per l’imprenditoria della montagna bolognese sarà un problema enorme che si aggiunge alle difficoltà provocate dall’emergenza Covid. In questo momento le imprese dell’Appennino si sentono isolate”.
“Diversi anni fa la CNA fu promotrice di un comitato che auspicava la realizzazione di una bretella che unisse la valle del Reno con quella del Setta, all’altezza di Vergato – aggiunge Gualandi – Ci venne detto che costava troppo e che i tempi sarebbero stati troppo lunghi, ma ci promisero lavori di ristrutturazione sulla Porrettana, per velocizzare il percorso che conduceva al casello autostradale. Niente di tutto questo è avvenuto, non solo: con la frana di Pavana il traffico pesante non può andare in direzione Toscana, adesso con la chiusura del ponte di Sasso Marconi si è ridotta drasticamente la viabilità verso Bologna”.
“Cosa devono fare le aziende dell’Appennino? – conclude il presidente di CNA Area Appennino bolognese – Sono isolate dal resto del mondo, pur essendo eccellenze conosciute in tutto il mondo. Crediamo che innanzi tutto debba essere fatta chiarezza sui tempi di riapertura del ponte, dalla Regione e dall’Anas e dalla Città metropolitana, evitando che ci sia un rimpallo di responsabilità. Nel frattempo vanno studiate insieme alle imprese e alle associazioni delle soluzioni che alleggeriscano i problemi di viabilità delle aziende, sia trovando percorsi alternativi che individuando sostegni economici per chi sta vivendo gravi difficoltà per questa situazione”.