In dieci anni l’Italia ha perso quasi 156mila imprese giovanili, con un calo del -22,4%. Solo nell’anno della pandemia, la flessione è stata del 18%. A certificarlo è l’indagine Unioncamere sulla nati – mortalità delle imprese. Se nel 2011 sfioravano quota 700mila (697mila), quelle iscritte a fine 2020 al Registro Imprese delle CCIAA, erano 541 mila. Fare impresa è un modo per realizzare sé e i propri progetti, oltre che un volano di sviluppo fondamentale per far ripartire l’economia italiana. Ma per i giovani, nell’ultimo decennio, è stato sempre più un miraggio.
Fino a dieci anni fa, su cento imprese, dieci erano guidate da under 35. Oggi questo rapporto è sceso all’8,9%. E a peggiorare le cose ci si è messa la pandemia. Secondo l’indagine di Unioncamere, infatti, solo nel 2020 si contano 18.900 nuove imprese giovanili in meno rispetto al 2019 (-18%). Il dato non sorprende: a pesare sono state le chiusure e le restrizioni alla socialità e alla mobilità e le incertezze sulla fine dell’emergenza sanitaria. Dal rapporto emergono però anche elementi di ottimismo. Tra le imprese giovanili, infatti, ben il 43% dichiara di avere superato il terribile 2020: questa parte del campione ha infatti mantenuto invariato il fatturato, rispetto alla situazione pre-Covid-19. Un dato positivo che supera di ben sette punti quello riferito all’intero sistema imprenditoriale. Non solo: il 68% delle imprese under 35 ritiene di poter tornare alla normalità produttiva già entro il 2022. Percentuale che sale al 75% tra i giovani che in passato hanno puntato in investimenti di industria 4.0. “Sono spiragli importanti di luce – ha detto Marco Vicentini, presidente nazionale dei Giovani Imprenditori CNA-. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà in questo contesto un’occasione imperdibile per creare un ecosistema favorevole alla nascita e allo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. Ci aspettiamo che grazie agli strumenti del Piano siano create le migliori condizioni perché i giovani possano cogliere, nei mesi a venire, le opportunità di crescita e miglioramento che stanno emergendo dalla crisi”. Secondo Vicentini “l’Italia ha bisogno che la passione e il talento dei giovani imprenditori siano valorizzati e accompagnati da politiche che sappiano promuovere la cultura d’impresa, l’innovazione e l’uso delle nuove tecnologie. Il Recovery Plan è anche una grande responsabilità per la politica poiché sottrae al nostro Paese l’alibi della mancanza di risorse per realizzare le riforme e gli investimenti necessari” ha aggiunto Vicentini. “Poiché sulle future generazioni ricadrà l’onere di dover restituire tali risorse, prese in parte a debito, è importante che i giovani siano coinvolti attivamente nelle decisioni relative all’impiego dei fondi messi a disposizione” ha concluso.