La guerra tra Russia e Ucraina sta gettando benzina sul fuoco della fiammata dei prezzi di energia e materie prime. E mette a rischio anche settori del Made in Italy agroalimentare. Questo è stato il tema al centro dell’Audizione a cui ha partecipato CNA presso la Commissione Agricoltura della Camera dei deputati.
Durante l’incontro Francesca Petrini, presidente di CNA Agroalimentare e Gabriele Rotini, responsabile di CNA Agroalimentare, hanno avanzato le proposte delle Confederazione.
Innanzitutto, la CNA intende supportare il settore della carne suina, già colpito negli anni precedenti anche a causa della diffusione in Europa della peste suina, con un accordo che permetta di estendere il quadro temporaneo inaugurato con lo scoppio del covid-19 dando più possibilità alle imprese di essere sostenute dai fondi pubblici.
Per quanto riguarda poi, la difficile reperibilità dei prodotti oleosi, CNA propone la deroga per destinare i terreni da incolti a utilizzati per la coltivazione di semine che forniscano prodotti oleosi, fondamentali per la catena di approvvigionamento europea. In Italia riguarda lo sblocco di 200mila ettari di terreno per produrre circa 15 milioni di quintali aggiuntivi di mais per i mangimi, di grano duro per la pasta, e di grano tenero per il pane.
Inoltre, la Confederazione propone di utilizzare anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza post pandemico per la produzione di 130 milioni di tonnellate di fertilizzante organico in grado di ridurre del 30% le emissioni negative del settore agricolo.
Infine, è stato affrontato anche il tema dell’aumento dei costi dell’energia. Nel mercato all’ingrosso, gli aumenti sono stati molto consistenti: da gennaio a dicembre i prezzi mensili sono cresciuti di quasi il 500% per quanto riguarda il gas naturale e del 400% per l’energia elettrica, producendo un effetto a cascata sui prodotti agroalimentari.
L’Italia è il secondo paese metalmeccanico d’Europa e le imprese che producono attrezzature e macchinari per l’agroalimentare sono di importanza mondiale. Se non si argina l’aumento dei costi energetici l’Italia rischia di perdere non solo il primato nell’agroalimentare, ma di vedere fuori mercato imprese e manodopera.
A tal fine, CNA Agroalimentare auspica la ripresa dell’attività di concertazione, al fine di rappresentare compiutamente le istanze delle piccole imprese che nel settore alimentare e non solo rappresentano il 92% del totale.
In merito alla Grande distribuzione organizzata occorre avviare da subito un tavolo di concertazione fra associazioni d’impresa, distribuzione, MIPAAF e ICQRF. Il Tavolo non dovrà soltanto occuparsi della situazione contingente dell’aumento dei prezzi, ma anche dei rapporti contrattuali con le imprese, anche in virtù dell’applicazione delle disposizioni del decreto sulle pratiche sleali.
Infine, ad avviso di CNA Agroalimentare è opportuno dare attuazione al più presto alla Pac al fine di rendere concreti gli obiettivi di sostenibilità, valorizzazione della biodiversità e lo sviluppo delle produzioni biologiche.
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