Le piccole imprese possono svolgere un ruolo da protagonista nelle politiche di sostenibilità energetica e ambientale, ma devono essere messe nelle condizioni di poter esprimere un ruolo strategico e fondamentale per ridurre la dipendenza italiana dagli approvvigionamenti esteri sia energetici e sia di materie prime. E’ quanto ha indicato il Presidente di CNA, Dario Costantini, intervenendo alla tavola rotonda “Energia e sostenibilità: quali ruoli per PA, imprese e società civile?” nell’ambito del Forum Energia che si svolge a Padova.
“Come CNA stiamo concentrando la nostra azione per sollecitare il Governo a sostenere efficacemente gli investimenti delle Pmi in autoproduzione di energia da fonti rinnovabili. È possibile sfruttare i grandi numeri della piccola impresa italiana per rafforzare la presenza delle rinnovabili nel mix energetico nazionale e contribuire al contempo alla messa in sicurezza energetica del Paese; la produzione fotovoltaica nazionale può crescere molto e in tempi rapidi senza consumare suolo. Si tratta di valorizzare il patrimonio nazionale di immobili ‘ad uso produttivo’, che sfiora le 800mila unità ed è detenuto, per circa il 70% dalle PMI.
Si può stimare una superficie complessiva di 400 milioni di mq che, se fosse interamente sfruttata per la realizzazione di impianti fotovoltaici potrebbe consentire di installare una potenza stimabile in circa 50.000 MW, ossia più del doppio di tutto ciò che il Paese ha installato fino a questo momento considerando sia gli impianti a terra che quelli sulle coperture degli edifici. Con la conseguenza di ridurre di circa 5 miliardi di mc la nostra dipendenza dal gas.”
Costantini ha quindi evidenziato che per la CNA “sostenere l’adozione di una solida strategia della sostenibilità non è una novità. Da sempre riteniamo necessario perseguire un nuovo modello di crescita per favorire la competitività del Paese e delle imprese che rappresentiamo. È indubbio che il ‘fare impresa’ dovrà sempre più ispirarsi ad un paradigma produttivo che al centro dell’impresa mette temi quali la sostenibilità ambientale ed il benessere delle persone.
Ma per sfruttare tutto il potenziale, e garantire che la transizione sia inclusiva e aperta a tutte le imprese (che sia, insomma, una transizione giusta, come prevede l’Europa), serve un contesto più favorevole: non gravato dal peso della burocrazia; in grado di sostenere gli investimenti delle imprese; di promuovere l’eco-innovazione; di favorire sinergie tra imprese, ma soprattutto tra imprese – PA – mondo della ricerca”.