Dietro a un manufatto ci sono vite, storie, persone. Una verità solo apparentemente banale, in realtà tutt’altro che scontata nel mondo globalizzato. In buona sintesi, è stata ed è l’idea portante di Venice Original.
Il progetto Venice Original – pensato e voluto dalla CNA veneziana e fatto partire un anno e mezzo fa con il sostegno di J.P. Morgan e la collaborazione di Comune e Camera di Commercio – prese avvio dalla volontà di supportare l’artigianato veneziano, duramente colpito prima dall’emergenza dell’acqua alta del novembre 2019 e poi dall’avvento della pandemia: dall’urgenza di sostenere quel patrimonio culturale di Venezia che sta nelle botteghe e nelle mani dei maestri artigiani della città.
Se un concomitare di eventi avversi aveva messo in ginocchio il settore, una piattaforma di e-commerce interamente dedicata all’artigianato artistico e tradizionale – in cui riunire, raccontare e valorizzare il meglio del “saper fare” cittadino – si è proposta di essere un efficace veicolo di rilancio del comparto, vetrina autorevole dell’eccellenza del made in Venice.
Ora questo ambizioso progetto si apre a una fase nuova: quella dell’autosostenibilità economica. Dopo il primo anno e mezzo reso possibile come detto dal sostegno di J.P. Morgan, ecco una scommessa nuova. Forti del fatto che in questi mesi si sono coinvolte oltre cento imprese dell’artigianato artistico veneziano (pari al 32% del comparto e al 10% degli artigiani del Centro Storico di Venezia), selezionate secondo rigorosissime linee guida definite dal comitato scientifico che ha sovrinteso all’intera l’iniziativa.
A questa scommessa la CNA veneziana ha voluto dedicare la giornata-evento che si è tenuta a Ca’ Dolfin, e in cui artigiani, docenti universitari e rappresentanti delle Istituzioni si sono confrontati sul tema Il ruolo dell’artigianato artistico e tradizionale per lo sviluppo del territorio.
Lo hanno fatto dal punto di vista strettamente imprenditoriale, valutando – con il contributo del prof. Marco Vedovato dell’Università di Ca’ Foscari – alcuni significativi dati sul cambio di modello di business e sulla digitalizzazione delle imprese coinvolte seguiti alla nascita del portale: inizialmente solo il 32% di loro era identificabile su Google tramite il proprio nome, ora tutte possono essere trovate anche solo digitando una parola chiave; quando si è partiti solo il 30% utilizzava i social, oggi siamo al 52%, e il 100% effettua vendite attraverso l’e-commerce.
Ma il confronto si è anche soffermato – lo ha fatto in particolare Maurizio Busacca, altro docente dell’ateneo lagunare – sull’integrazione tra valori sociali e valori economici. «Venice Original» ha argomentato «non è solo un sito, ma un luogo in cui raccontare, valorizzare, formare la piccola impresa. Non la preserva soltanto, ma innesca processi di innovazione. E, grazie alla partnership con le Istituzioni, contribuisce ad orientare la governance della città verso i bisogni e le esigenze di una realtà finora non troppo considerata»
Un modello sicuramente esportabile, come ha affermato il direttore della CNA veneziana Roberto Paladini, che può contribuire anche a cambiare la qualità del turismo che Venezia sa attrarre. «La narrazione di un luogo» è stato detto «finisce inevitabilmente con lo “scegliere” una tipologia di visitatori che in quella narrazione si riconosce».
«Venezia è stata sempre raccontata da qualcun altro» ha efficacemente sintetizzato l’assessore allo Sviluppo economico del Comune Simone Venturini. «E’ ora che cominci a raccontarsi da sola».
L’esperienza nata intorno al portale «è servita a darci una prospettiva, e un’iniezione di fiducia» hanno detto Francesca Cecamore e Saverio Pastor, due rappresentanti degli artigiani che hanno preso parte al progetto. «Per noi ha significato un modo nuovo di affrontare con decisione i nostri problemi, smettendo di vivacchiarci insieme con rassegnazione».