La regolamentazione dell’accesso agli appalti pubblici si è dimostrata un processo per nulla lineare, condizionato da una costante attività di “manutenzione normativa”, caratterizzata a sua volta da continue modifiche che non hanno certo contribuito a dipanare le incertezze degli operatori, alimentando confusione tra loro e anche tra i responsabili amministrativi della Pubblica amministrazione.

Nel frattempo si è accentuata l’azione di monitoraggio delle istituzioni europee, nell’intento di procedere a una armonizzazione della regolamentazione nei diversi Paesi dell’Unione, condizione necessaria per la realizzazione di un effettivo mercato comune. Una vera e propria svolta in questo senso avevano l’ambizione di rappresentare le tre direttive europee del 2014. In questo contesto le disposizioni comunitarie potevano rappresentare un’autentica opportunità per imprimere un assetto organico, più snello e innovativo, al quadro regolamentare e nel contempo per creare migliori condizioni di mercato per le imprese e per qualificare la spesa pubblica.

La legge delega approvata nel gennaio del 2016, e propedeutica al decreto legislativo n. 50 del 2016 ovvero al nuovo Codice, era coerente con le indicazioni strategiche delle direttive europee: semplificazione, riduzione degli oneri, uso strategico degli appalti e soprattutto facilitazione all’accesso di piccole e medie imprese.

Come sempre, però, principi e criteri di riferimento in una legge delega sono sufficientemente generici da lasciare ampio spazio alle più diverse suggestioni. E la legge delega in materia non ha contravvenuto alla regola.

Se, ad anni di distanza, ci si è ritrovati con un disegno di legge delega la cui finalità è “razionalizzare, riordinare e semplificare la disciplina vigente”, significa che la disciplina messa in campo dopo la legge delega del 2016 non è stata in grado di tradurne coerentemente i principi. E questo nonostante la costante, e importante, attività di “manutenzione”: il decreto correttivo, il decreto sblocca cantieri, due decreti di semplificazione.

Ora, però, non possiamo permetterci di perdere questa ulteriore occasione né ci si può permettere di continuare a convivere con la perenne attività di “manutenzione normativa” che genera confusione e disorientamento tanto agli operatori economici quanto alla Pubblica amministrazione. Determinato da questa consapevolezza è il contributo informativo della CNA al Consiglio di Stato – Commissione speciale per la redazione dei decreti attuativi della legge 21 giugno 2022 n. 78 “Delega al Governo in materia di contratti pubblici”.

 

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