Marco Misischia e Cristiano Tomei, rispettivamente presidente e coordinatore di CNA Turismo e Commercio hanno partecipato all’audizione con il ministro del Turismo, Daniela Santanché, con le associazioni maggiormente rappresentative di agenzie di viaggio e tour operator tenuta al dicastero.
I rappresentanti della nostra Confederazione hanno esordito ringraziando il ministro per l’attenzione mostrata verso un settore le cui difficoltà si sono inasprite a seguito delle restrizioni ai viaggi adottate durante il periodo dell’emergenza Covid 19.
In particolare, nel marzo 2020, le agenzie di viaggio hanno rimborsato i viaggiatori impossibilitati a partire con un voucher, procedura adottata per ogni tipo di viaggio, individuale o di gruppo, anche se scolastico. Oggi i titolari dei voucher ne chiedono il rimborso.
Molte agenzie – il 12,7% delle oltre 2.100 aderenti all’Aiav (Associazione italiana agenti di viaggio, affiliata a CNA) – sono impossibilitate a rimborsare il dovuto avendo già, a loro volta, pagato i fornitori di servizi, soprattutto di altri Paesi, senza ottenere alcun ristoro. E sono facilmente comprensibili le difficoltà e i costi per attivarsi giudizialmente. Su 1.218 agenzie aderenti, secondo l’indagine condotta dal presidente dell’Aiav, Fulvio Avataneo, 154 (il 12,7% appunto) hanno dichiarato di avere voucher in sofferenza. Mediamente, ogni agenzia dovrebbe rimborsare 39 clienti, per un totale di circa 6mila persone. Il debito verso ognuna di loro si aggira tra i 535 e i 932 euro, per un debito complessivo superiore ai 3,5 milioni di euro.
Per queste agenzie – ossia per quante possano concretamente dimostrare di aver, sì, incassato denaro dai consumatori, ma di aver a propria volta pagato ai fornitori i servizi prenotati – CNA Turismo e Commercio ha chiesto al ministro un sostegno concreto da parte del Fondo di garanzia istituito dal Governo proprio per tali circostanze.
Ad aggravare la situazione delle 8mila agenzie di viaggio italiane regolari, la evidente condotta sleale di diverse migliaia di organizzatori e venditori di viaggi e vacanze privi di qualsiasi autorizzazione è venuta ad aggiungersi alla esistente disparità di trattamento, soprattutto fiscale, tra i big player del mercato digitale, che agiscono al di fuori dei nostri confini, e le stesse agenzie di viaggio, a tutela delle quali sarebbe opportuno invocare più pressanti ed incisive le azioni di controllo.