Nell’ambito delle sanzioni alla Russia, due nuovi price cap sui prodotti petroliferi raffinati russi sono stati introdotti da UE, Paesi del G7 e Australia. Il primo fissa un tetto di 100 dollari al barile per i prodotti raffinati di alta qualità (come diesel, cherosene e benzina), il secondo uno di 45 per i prodotti di bassa fascia (come la nafta).
Si tratta del limite massimo del prezzo al barile permesso ai prodotti petroliferi esportati dalla Russia via trasporto marittimo verso paesi terzi. Al di sopra dei massimali, i prodotti non possono neanche beneficiare dei servizi degli armatori e degli assicuratori dei paesi che hanno introdotto la sanzione.
I nuovi cap riguardano i derivati dal petrolio e si aggiungono al cap già approvato sul petrolio russo in vigore da dicembre 2022, fissato a 60 dollari al barile.
La misura è entrata in vigore il 5 febbraio. Tuttavia, è previsto un periodo transitorio di 55 giorni per le navi che trasportano prodotti petroliferi russi acquistati e caricati sulla nave prima del 5 febbraio, da scaricare entro l’1 aprile 2023.
I limiti di prezzo per i prodotti petroliferi e il petrolio greggio saranno continuamente monitorati per garantirne efficacia e impatto. Gli stessi limiti di prezzo saranno dunque rivisti e adeguati a seconda dei casi. A tal proposito, la Commissione Europea il 4 febbraio ha pubblicato un documento di orientamento sull’attuazione dei limiti di prezzo.