30.840 assunzioni: oltre 22mila nei servizi, più di 5mila nella produzione e oltre 2.500 nelle costruzioni. Sono quelle che hanno programmato le imprese (piccole nel 58% dei casi) della Città Metropolitana di Firenze per il periodo luglio-settembre 2023. Il problema è che, come accade ormai da anni, sarà sempre più difficile finalizzarle.
Il bollettino del Sistema Excelsior realizzato da Unioncamere ha analizzato solo il mese di luglio rilevando che nel 49.6% dei casi (ovvero 5312 posti di lavoro sui 10.710 richiesti) sarà difficile soddisfare la domanda delle imprese. Non è tanto un problema di preparazione inadeguata, quanto di vera e propria mancanza di candidati.
La richiesta più forte per luglio è nell’area della produzione dei beni ed erogazione dei servizi (53% delle offerte di lavoro) ed è ancora questa area funzionale a scontare le difficoltà più grandi nell’individuare il personale. Chi cerca operai specializzati ha difficoltà nel soddisfare l’esigenza nel 64.4% dei casi, chi cerca addetti nei servizi il 44.6% delle volte.
Qualche esempio. Sono di difficile reperimento l’89.6% degli operai del tessile e confezioni, il 77.1% di quelli dell’edilizia, il 59.9% di quelli della pelletteria, il 52.9% degli addetti alla ristorazione, il 66.7% di quelli alla sicurezza, il 45.7% di quelli alla logistica.
Un problema che il presidente di CNA Firenze Metropolitana, Giacomo Cioni, correla fortemente al sistema formativo: “la riforma degli Istituti tecnici Superiori (Its) è benvenuta, ma il fatto che dei 148 diplomati in Toscana del 2020 (anno dell’ultimo monitoraggio Indire a disposizione) ben l’82% siano occupati dimostra proprio quanto le imprese abbiano necessità di personale qualificato. Eppure, ci sono sempre meno giovani che vogliono svolgere i nostri mestieri”.
L’Istat certifica che dei 7.822 diplomati della Metrocittà nel 2021, più del 55% ha conseguito un diploma liceale, solo il 26% uno di istituto tecnico e poco meno del 19% uno di istituto professionale. Per l’anno scolastico 2021-2022 il Miur conta, su una platea di 43.550 studenti delle scuole secondarie di II grado della provincia di Firenze, 23.597 iscritti ai licei, 11.839 iscritti agli istituti tecnici, 7.509 iscritti agli istituti professionali e 605 iscritti ai professionali IeFP.
E questo nonostante le Pmi costituiscano l’accesso principale al mondo del lavoro: l’80 per cento dei nuovi assunti, e il 70 per cento dei giovani sotto i trent’anni, è merito di queste aziende. In aggiunta, ad aggravare la situazione, anche la crisi demografica.
“Vanno studiate soluzioni inedite, magari aprendo scuole di formazione nei Paesi ad alto tasso d’immigrazione. Con le altre associazioni europee delle piccole imprese abbiamo firmato il Patto di Taormina grazie al quale stiamo lavorando alla creazione di scuole di formazione nei Paesi del Nord Africa dai quali far venire in Italia giovani già preparati” conclude Cioni.
Una soluzione appoggiata da Paolo Pagliarani, presidente degli istallatori termoidraulici di CNA: “Il nostro comparto sta scontando pesantemente il mancato ricambio generazionale, nonostante il settore offra lavoro e continuerà ad offrirlo anche negli anni a venire grazie anche a tutti gli interventi di efficientamento energetico e svolta green che il nostro paese deve necessariamente adottare. Il problema è culturale: i giovani preferiscono lavori da scrivania piuttosto che quelli che richiedono anche una componente di lavoro manuale, tanto in forma di dipendente che di imprenditore, quando non sognano un futuro da influencer o youtuber. E in questo, così come nell’educazione al lavoro, la responsabilità delle famiglie non è di poco conto. Salvo svolte politico-educativo-culturali il risultato sarà che tra qualche anno, nonostante si tratti di un lavoro gratificante anche dal punto di vista economico, non ci saranno più idraulici e quelli esistenti saranno pagati a peso d’oro. Per questo la strada della formazione all’estero appare oggi come l’opzione più realistica”.