Sono preoccupanti le prospettive per il sistema economico fiorentino. L’allarme arriva da uno studio della CNA territoriale sui dati Movimprese 2020 della Città Metropolitana di Firenze. Se complessivamente le imprese hanno tenuto (quelle attive sono “solo” lo 0,3% in meno di quelle del 2019), diverso è il caso dell’artigianato che ha lasciato sul campo l’1% delle sue attività. A preoccupare maggiormente l’Associazione è però la débâcle della voglia di fare impresa: le nuove imprese del 2020 sono infatti quasi il 22% in meno di quelle nate nel 2019, percentuale che arriva al 25% per l’artigianato.
“Un risultato che deriva dalla paura innescata dalla pandemia, ma soprattutto dall’incertezza, quando non improvvisazione, con cui il sistema Italia la sta affrontando, tanto a livello nazionale che locale – commenta il presidente di CNA Firenze Metropolitana, Giacomo Cioni – Un navigare a vista che, seppur in parte comprensibile all’inizio della pandemia, adesso non è più tollerabile. E invece di certezze quanto meno semestrali siamo di fronte ad una crisi di Governo che fatica a trovare sbocchi”.
A Firenze è l’artigianato a pagare il conto più salato con settori strategici per il territorio che centrano tutti performance negative: -4% di imprese attive per la moda rispetto al 2019, -2,8 per il manifatturiero e -2,4 per la meccanica, per citare alcuni esempi.
Valori che però, considerando le nuove nate dell’artigianato nel 2020, arrivano a -51% rispetto al 2019 per traporti e magazzinaggio, -47% per la moda, -38% per manifatturiero, -33% per legno e mobili, -30% per la meccanica, -26% per i servizi alla persona, -23% per i servizi alle imprese.
“La politica fa sempre un gran parlare dell’unicità del nostro artigianato, della sua importanza socio-culturale oltre che economica, ma nei fatti lo lascia pressocché al suo destino – prosegue Cioni – È anche da questo che deriva il blocco delle nascite 2020”
Il riferimento va alla cassa integrazione (cronicamente in ritardo quella artigiana, più o meno puntuale quella di altri settori), al sistema dei ristori che ha ignorato sistematicamente ampi settori dell’hand made perché attività formalmente aperte ma di fatto chiuse (produrre senza poter vendere non dà, come logico, fatturato), alle risorse che la Regione Toscana ha mancato di destinare praticamente al solo artigianato dopo averne bandite (giustamente) per ristoratori, imprese del divertimento, ambulanti, giostrai ed in ultimo scuole di danza ed organizzatori di eventi.
“Il Ristori quinquies dovrebbe finalmente recepire ciò che CNA chiede da tempo: fondi perduti in base alla diminuzione di fatturato, indipendentemente dal settore in cui l’azienda si trova ad operare –afferma il presidente della CNA territoriale – Adesso che il Governo è caduto e il quinquies è fermo, il sostegno economico della Regione Toscana è quanto più doveroso”.
Ristori che però servono solo a tamponare, mentre il futuro è strettamente connesso al PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che “non deve essere la somma di idee e progetti scollegati, ma la traduzione di una visione condivisa a medio e lungo termine pensando alle nuove generazioni e deve connettere gli investimenti al sistema delle piccole imprese. Per la trasformazione dell’Italia non dobbiamo rincorrere modelli che mal si conciliano con la nostra identità. La sfida della competitività – conclude Cioni – si vince puntando su qualità e innovazione e non sul concetto delle dimensioni”.