A Modena, in dieci anni, il tessile abbigliamento ha perso un’impresa su quattro: erano 2.819 le imprese del settore nel 2019, sono poco più di 2.100 oggi. Colpa della crisi dei consumi, della globalizzazione, in qualche caso delle imprese stesse, che non hanno saputo adattarsi al cambiamento, e colpa anche della concorrenza, in particolare quella sleale. Ma attenti a non far ricadere solo su pseudo imprenditori italiani o stranieri senza scrupoli la responsabilità della rete di illegalità che i blitz delle autorità continuano a scoprire nel nostro Paese.
CNA Federmoda punta il dito direttamente su chi da questo sistema diffuso trae vantaggio e sulla debolezza contrattuale della subfornitura rispetto alla concorrenza. Debolezza che nasce da una disparità economica generalizzata a livello nazionale. Per questo, ad avviso della confederazione, sono fondamentali le battaglie per un “rating di valore” e per le nuove tabelle del costo orario del lavoro, redatte e condivise da CNA con sindacati e altre associazioni, essenziali per contrastare la concorrenza sleale nella subfornitura della filiera della moda. Le tabelle rappresentano uno strumento che esprime la base su cui andare a formulare, insieme ad altri parametri economici, i valori nella contrattazione privata fra committente e subfornitore. Sono valori di riferimento suddivisi per livello di appartenenza, che, evidenziando il costo medio orario del lavoro, fissano inequivocabilmente un parametro omogeneo a cui sommare i costi fissi e la giusta remunerazione dell’attività d’impresa, per una reale sostenibilità economica del processo produttivo.
“Va fatta chiarezza su chi utilizza laboratori irregolari con lo scopo di risparmiare sui costi e aumentare i profitti. – Commenta Marco Gasparini, presidente di Federmoda Modena – Questa concorrenza si basa solo su evasione, elusione, mancata applicazione delle regole e sfruttamento al limite della schiavitù, come dimostrano le paghe, generosamente corrisposte ai lavoratori: 1,5 euro l’ora. Se non si spezza questa catena responsabilizzando tutti gli anelli della fornitura non si risolverà mai il problema. L’adozione di queste tabelle è forse l’unica strada che permette al mercato di selezionare le imprese attraverso regole uguali per tutti innescando così una vera concorrenza, virtuosa e leale.”.