L’Intelligenza Artificiale non è il futuro remoto ma la realtà del nostro tempo. E non è confinata ai Big mondiali della tecnologia ma si sta rapidamente diffondendo nel tessuto delle imprese italiane, anche nelle piccole realtà che ne afferrano l’importanza per migliorare il proprio business.
Sull’intelligenza artificiale e su come sta incidendo e modificando il sistema produttivo CNA Industria Ravenna ha promosso una iniziativa pubblica per raccontare esperienze imprenditoriali ma anche il rapporto e le implicazioni tra le tecnologie innovative e gli aspetti etici e delle scienze sociali.
In apertura dell’incontro Luciano Frega, presidente di CNA Industria Ravenna ha rilevato l’importanza di questo tipo di iniziative per indicare gli orientamenti alle imprese più strutturate e in particolare per il settore industriale che deve saper cogliere e interpretare i cambiamenti e le innovazioni e aggiornarsi per restare al passo con i concorrenti.
Daniela Toschi, responsabile della divisione Lavoro e Innovazione di CNA Ravenna, ha evidenziato che “l’Intelligenza artificiale diventa un importante fattore di business se si riesce a massimizzare l’integrazione tra uomo e macchina. Il sistema produttivo non può permettersi di ignorare e tralasciare questo tipo di innovazione, ma deve sempre curare un sistema di competenze diffuso che comprenda anche la parte più etica e sociale del tema”.
Massimo Carnevali, manager del ClustER Innovate, ha poi introdotto la parte più tecnica dell’iniziativa, spiegando la funzione di connettore tra impresa, ricerca e formazione di ClustER.
“L’obiettivo principale dell’intelligenza artificiale è trasformare i dati in valore”, ha detto Michele Lombardi, ricercatore del Dipartimento di Informatica – Scienza e Ingegneria dell’università di Bologna, il quale ha evidenziato la centralità dell’uomo. “Eliminare totalmente l’intervento umano non è mai una buona idea: nell’impresa, è sempre auspicabile una collaborazione tra uomo e macchina, sempre vincente rispetto all’utilizzo delle sole macchine”.
È arrivato, poi, il momento delle esperienze delle imprese del territorio. Claudio Bergamini, fondatore e Ceo di Imola informatica, ha spiegato che molte imprese italiane e Emiliano-Romagnole hanno saputo utilizzare le tecnologie dell’AI per costruire o migliorare le loro funzioni aziendali.
Angela Corbari, di Studiomapp, ha mostrato al pubblico come l’Intelligenza Artificiale è stata prima utilizzata per risolvere problemi interni alla sua azienda e poi ne è diventata il vero core business: inizialmente i dati raccolti non erano sufficientemente accurati per le esigenze dell’attività, ma grazie all’Intelligenza Artificiale e l’analisi delle immagini satellitari più avanzate, l’azienda si è aperta a nuove attività e nuove sfide, che l’hanno portata a essere premiata da ESA, Pentagono e NATO.
Elisa Sabatini e Luca Paganelli di Injenia hanno riportato l’attenzione sull’importanza dell’elemento umano: l’Intelligenza Artificiale deve essere intesa come sistema di strumenti a supporto delle decisioni e delle attività umane. Le macchine non possono sostituire l’uomo, ma dare i “superpoteri” per ottimizzare al massimo il suo lavoro. Possono mappare e registrare le esperienze, anche quelle artigianali, affinché non vadano perse o mal interpretate, e per strutturarle sotto forma di dati utilizzabili e replicabili. Fondamentale è anche il concetto di “errore”, perché costituisce uno spazio in cui l’intervento dell’uomo è ancora indispensabile.
A chiudere gli interventi delle imprese è Gildo Bosi, responsabile ricerca, sviluppo e automazione di Sacmi, azienda imolese che quest’anno raggiunge i cento anni di attività. Per Bosi, l’obiettivo dell’Intelligenza Artificiale è allenare le macchine a raggiungere schemi predittivi che possano prevenire danni o malfunzionamenti dei macchinari impiegati. La supervisione dell’uomo è ancora fondamentale nella fase di apprendimento della macchina, ma i sistemi non supervisionati dall’uomo possono far emergere risposte a domande non ancora poste dall’uomo.