“Il no alla fusione dei Comuni di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario, è un’occasione mancata. Dobbiamo rispettare la scelta dei cittadini e allo stesso tempo porci delle domande sul perché non siano stati colti i vantaggi della fusione dei comuni di piccole dimensioni, in particolare per le imprese”. Lapam Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Cna della Val d’Enza intervengono sull’esito del referendum tra i tre comuni della Valle.

Il rammarico dei presidenti delle Associazioni, deriva dalle opportunità e dalle risorse  che si sarebbero generate dalla semplice unificazione che, al netto di ulteriori razionalizzazioni, avrebbe portato a un risparmio di 350.000 euro. La legge di stabilità per l’anno 2016 ha raddoppiato i contributi, pertanto i contributi statali e regionali per il nuovo Comune nato dalla fusione sarebbero stati, complessivamente, circa 19.500.000 euro, distribuiti in un arco di 15 anni.

“Siamo convinti – riprendono le associazioni di Rete Imprese Italia – che si possano difendere e tutelare l’identità dei piccoli centri del nostro territorio e cogliere nel contempo quelle opportunità economiche e di crescita derivanti dalla fusione o da una fortissima integrazione dei comuni, non fermandosi alla sola gestione associata di alcuni servizi. Si tratta delle stesse tematiche che abbiamo dovuto affrontare e che stiamo affrontando a livello imprenditoriale, rendendoci conto che la strada dell’aggregazione è una via quasi obbligata. Rimandarla può portare a scelte frettolose o, peggio, a dovere constatare come sia il mercato a decidere per noi”.

Allora, se l’aggregazione è una soluzione utile alle imprese, perché non può esserlo per le istituzioni?

Le associazioni aderenti a Rete Imprese Italia concludono: “Siamo consapevoli che si tratta di un processo lungo e difficile da attuare, soprattutto a livello “culturale”, per la paura del cambiamento e di perdere la propria identità territoriale. Tuttavia, le crescenti difficoltà degli enti locali nel fare fronte alle numerose funzioni amministrative ed ai nuovi e più ampi compiti e servizi loro assegnati, in un contesto di progressiva riduzione delle risorse, fanno sì che non ci siano più le condizioni economiche per consentire a tanti piccoli Comuni tra loro limitrofi di fare le stesse cose, ciascuno con la propria struttura. Pensiamo alla promozione territoriale. E pensiamo ai diversi regolamenti che regolano gli adempimenti amministrativi di territori separati da una linea di confine: servono razionalizzazioni per evitare inutili dispersioni di risorse per cittadini e imprese”.