La Strategia Farm to Fork (2020) rappresenta il cuore del Green Deal europeo. Nell’ambito della strategia l’UE si prefigge di raggiungere il 25% di SAU biologica nel continente al 2030, chiedendo uno sforzo comune a tutti gli Stati membri.
L’Italia accoglie questa sfida inserendo il target del 25% all’interno del Piano strategico nazionale 2023-2027 (PSP) prevedendo peraltro di conseguire il risultato anticipatamente al 2027 e portando così l’estensione della SAU biologica nazionale a 3,15 milioni di ettari. Ciò sarà possibile se il Paese riuscirà a garantire un tasso di crescita annuo lievemente inferiore (6,21%) a quello che ha caratterizzato il periodo 2016-2021 (6,57%). Tuttavia si rileva come la crescita maggiore della SAU biologica si sia registrata nel 2016 (+20,3%) mentre negli anni successivi il trend presenta degli incrementi meno marcati. Gli interventi di sostegno al biologico previsti nel PSP avranno dunque il compito di accelerare la crescita così da conseguire l’obiettivo del 25% in anticipo rispetto agli altri Stati membri.
Innanzitutto, il Reg. (UE) 2021/2115 relativo al sostegno ai piani strategici che gli Stati membri devono redigere nell’ambito della politica agricola comune ha introdotto lo strumento dei regimi ecologici volontari o Eco schemi (ECO), diretti a rafforzare l’azione della PAC in materia di clima e ambiente.
Con il PSP, pertanto, l’Italia ha stanziato 4,4 miliardi di risorse FEAGA a sostegno degli Eco schemi, prevedendone cinque: Miglioramento benessere animale e contrasto all’antimicrobico resistenza (ECO-1), Inerbimento delle colture arboree (ECO-2), Salvaguardia olivi di particolare valore paesaggistico (ECO-3), Sistemi foraggeri estensivi (ECO-4),
Misure specifiche per gli impollinatori (sia su colture erbacee che arboree) (ECO-5). L’ECO-1 Adesione al SQNBA con pascolamento presenta due livelli crescenti indipendenti e sinergici di impegno. Al secondo livello dell’ECO-1 possono aderire anche le aziende con allevamenti bovini e/o suini certificati biologici – senza necessità di aderire a tale sistema di qualità – Gli ECO 2, 3, 4, e 5, invece, sono cumulabili con l’intervento SRA29 Pagamento al fine di adottare e mantenere pratiche e metodi di agricoltura biologica, limitatamente agli impegni che gli agricoltori biologici non sono obbligati a adottare nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale.
All’interno delle azioni collaterali previste dal I Pilastro per il sostegno allo sviluppo dell’agricoltura biologica rientra poi la possibilità di finanziare l’adozione del metodo di produzione biologica nell’ambito di programmi operativi che le organizzazioni di produttori o loro associazioni devono realizzare. Nella programmazione 2023-2027 la misura è stata estesa ad altri settori (Reg. (UE) 2021/2115, art. 47), come quello pataticolo nel caso dell’Italia, ampliando le risorse dirette a sostenere la conversione di nuova SAU all’agricoltura biologica o a mantenere quella già convertita, analogamente a quanto accade nell’ambito dello sviluppo rurale. Nel caso del settore ortofrutticolo, inoltre, se il programma operativo riguarda esclusivamente il sostegno specifico alla produzione biologica, il contributo UE al suo finanziamento passa dal 50% al 60% (Reg. (UE) 2021/2115, art. 52). Per il settore vitivinicolo, invece, è prevista la possibilità di sostenere azioni di promozione e comunicazione realizzate nei paesi terzi tra cui “campagne di informazione, in particolare sui regimi di qualità relativi alle denominazioni di origine, alle indicazioni geografiche e alla produzione biologica vigenti nell’Unione” accanto alla possibilità di realizzare investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali qualora questi siano volti ad accrescere la sostenibilità della produzione vinicola anche tramite la conversione alla produzione biologica (Reg. (UE) 2021/2115, art. 58).
L’Italia, pertanto, oltre al sostegno per la conversione all’agricoltura biologica o il suo mantenimento che le organizzazioni di produttori e loro associazioni dei settori ortofrutta e patata possono disporre nei propri programmi operativi, ha previsto nel Piano strategico nazionale la possibilità di realizzare attività di: a) informazione (apicoltura), promozione (ortofrutta, apicoltura, olio d’oliva e olive, patata), comunicazione e commercializzazione (ortofrutta, olio d’oliva e olive, patata) anche finalizzate ad aumentare la sensibilità dei consumatori verso la qualità per i prodotti biologici; b) sostegno alla prima certificazione (ortofrutta, olio d’oliva e olive). Nel caso del settore vino, in relazione agli interventi di ristrutturazione e riconversione dei vigneti e agli investimenti in immobilizzazioni materiali e immateriali nei sistemi di viticoltura è stata data la possibilità di attribuire la priorità alle produzioni biologiche nell’accesso ai finanziamenti
Nell’ambito del II Pilastro, invece, l’agricoltura biologica è sostenuta principalmente tramite l’intervento SRA29, diretto a sostenere la conversione all’agricoltura biologica o il suo mantenimento. A tale intervento sono stati destinati 2,13 miliardi di risorse pubbliche, che rappresentano il 16,4% delle risorse complessivamente destinate al cofinanziamento delle politiche di sviluppo rurale regionali e oltre il 47% delle risorse stanziate per le misure agroclimatico ambientali. Si tratta di una percentuale più elevata rispetto a quella dell’attuale programmazione, che si attesta al 12%. Tuttavia, se le risorse vengono considerate in termini assoluti, la dotazione medio annua di risorse pubbliche mediamente destinate al finanziamento dell’agricoltura biologica rimane invariata, ossia pari a 427,4 milioni di Euro/anno contro i 425,7 relativi alla programmazione 2014-2022. Ciò si verifica in quanto sono diminuite le risorse pubbliche complessivamente destinate al cofinanziamento dello sviluppo rurale.
LE SCELTE REGIONALI NELLO SVILUPPO RURALE
Cambiamenti circa la rilevanza dell’agricoltura biologica si rilevano anche nel quadro degli altri interventi dello sviluppo rurale, in quanto si modifica il numero delle Regioni che prevedono di attribuire delle priorità alle aziende biologiche nell’accesso ai singoli interventi o delle maggiorazioni dell’aliquota di cofinanziamento a favore delle stesse.
Diversamente dalla programmazione uscente non sono molte le Regioni che attribuiscono una priorità alle aziende biologiche nell’accesso all’intervento degli investimenti produttivi agricoli per la competitività delle aziende agricole (SRD01) ma va precisato che ben 12 Regioni hanno stabilito una precedenza delle aziende biologiche per il nuovo intervento sugli investimenti produttivi agricoli per ambiente, clima e benessere animale (SRD02) talvolta prevedendo una maggiorazione dell’aliquota di sostegno.
Nel caso degli interventi relativi a insediamento di giovani agricoltori (SRE01) e nuovi agricoltori (SRE02) e di avvio di nuove imprese rurali (SRE03 e SRE04), infine, all’agricoltura biologica sembra essere attribuita una rilevanza secondaria. Pur essendo stata ampliata la mission dell’intervento, infatti, solo in quattro casi si indica una priorità per le aziende condotte in regime biologico e in nessun caso è prevista una maggiorazione dell’aiuto. In tal senso comunque maggiori dettagli che possono valorizzare il biologico all’interno degli interventi regionali potranno essere contenuti nei complementi alla programmazione e da ultimo nei bandi che le Regioni stanno redigendo.
Un ulteriore intervento che può risultare sicuramente utile per le aziende biologiche è previsto dallo SRG03 “Partecipazione a regimi di qualità” che rimborsa i costi di certificazione qualora questi non siano già pagati nell’ambito dell’intervento SRA29, mentre con la SRG10 “Promozione dei prodotti di qualità” le aziende bio potranno finanziare azioni di promozione nell’ambito dei Paesi UE.
BIO-DISTRETTI E LEADER
Non si possono non menzionare, infine, i bio-distretti, richiamati ricorrentemente nell’ambito del PSP, attribuendo loro, così come ad altre forme di aggregazione territoriali, varie funzioni come:
- aumentare la resilienza, favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici e potenziare l’erogazione di servizi ecosistemici nel settore agricolo e forestale;
- rafforzare le filiere e rendere più forti, equi e stabili i sistemi agroalimentari territoriali, incentivando l’adozione di modelli organizzativi integrati;
- valorizzare la multifunzionalità e favorire la creazione di nuove occasioni di commercializzazione su base locale anche in modalità collettive.
I bio-distretti, inoltre, costituiscono sicuramente i soggetti d’elezione per la promozione di accordi agroambientali sul territorio volti a favorire l’aggregazione di un ampio numero di agricoltori che adottano il sistema di produzione biologico e, quindi, l’efficacia dell’intervento sull’agricoltura biologica.
Anche il LEADER, infine, potrà favorire l’adozione di soluzioni innovative allo sviluppo locale come sistemi locali del cibo, distretti, filiere agricole e agroalimentari.
IL QUADRO COMPLESSIVO E IL PIANO D’AZIONE NAZIONALE
In sintesi, la strategia italiana di sviluppo del biologico risulta coerente con gli obiettivi definiti a livello continentale ed è sicuramente di ampio respiro in termini di azioni dirette ed indirette nonché nella portata finanziaria degli strumenti che la Pac 2023-2027 ha messo a terra.
Inoltre, è bene ribadire come a livello nazionale il comparto sia sostenuto anche da una progettualità che non si poggia solamente sui fondi europei. Nel 2023 sarà infatti approvato un nuovo Piano d’azione nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura biologica in risposta a uno specifico dettato della legge n. 23 del 9 marzo 2022 che stabilisce la produzione biologica come attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale.
Il Piano rappresenta un documento ombrello, di indirizzo strategico, che raccoglie e organizza gli strumenti e le risorse di diversa provenienza con lo scopo di incentivare la crescita del biologico. Il Piano, di durata triennale, risponde così alle indicazioni della Commissione europea agli Stati Membri riportate nel Piano d’azione europeo per il biologico che dovrà dotarsi di una propria strategia sul biologico prevedendo apposite azioni di sviluppo.
Tra i principali ambiti di attività del Piano rientrano azioni per la diffusione del consumo di prodotti biologici nelle famiglie italiane e nelle scuole pubbliche e l’istituzione di un marchio biologico che migliorerà la percezione del prodotto biologico italiano. Non meno importanti saranno le risorse provenienti da fondi nazionali specifici destinati all’implementazione di un piano delle sementi biologiche che aumenterà la disponibilità di seme e materiale di propagazione vegetale certificato così da ridurre il ricorso alle deroghe per l’utilizzo di sementi convenzionali. Sarà infine considerevole la dotazione per i progetti di ricerca sul biologico poiché l’analisi dei fabbisogni e il confronto con il mondo produttivo ha fatto emergere la forte esigenza di un miglioramento dell’agricoltura biologica sul comparto produttivo e dell’assistenza tecnica.