Il primo trimestre del 2023, fa registrare una sostanziale stabilità del valore aggiunto agricolo, dopo il calo registrato nell’ultimo scorcio del 2022, ma le prospettive future risultano pesantemente condizionate dal decorso meteoclimatico che ha avuto la sua espressione più dannosa negli eventi calamitosi che hanno colpito ampie parti dell’Emilia Romagna nel mese di maggio. Secondo le indicazioni che provengono dall’ultimo report Agrimercati di ISMEA appena pubblicato, pur in assenza di una conta ufficiale dei danni, gli impatti sulle diverse produzioni nazionali potrebbero essere elevati, specie in considerazione di lunghi tempi per il ripristino di una situazione di normalità e della concreta possibilità, per alcuni frutteti, che si debba effettuare l’espianto e il reimpianto, che richiederebbe dai 3 ai 5 anni per l’entrata in produzione.
D’altronde, si legge nel report, nelle quattro province più colpite dell’Emilia Romagna – Ravenna, Cesena-Forlì, Rimini e Bologna – si localizza, sulla scorta dei dati del 2022, oltre la metà della superficie investita a vite da vino regionale ( 4,5% della superficie a vite nazionale), il 64% della superficie regionale investita a frutta fresca (quasi l’8% del totale Italia), il 65% delle superfici regionali a piante da tubero (6% del totale), il 60% della superficie regionale a legumi secchi (4,5% del totale) e oltre un quarto della superficie regionale a ortaggi in pien’aria (3% del totale). Ancora più rilevante l’impatto sui seminativi considerando che la superficie a frumento tenero in queste quattro province rappresenta quasi l’11% del totale nazionale e quella a barbabietola da zucchero il 28% del totale Italia; meno rilevante l’impatto potenziale per mais, orzo e soia.
Per quanto riguarda la zootecnia, è soprattutto il settore avicolo che potrebbe subire le maggiori conseguenze, dato che in quelle province si localizza l’80% dei capi della regione, che rappresentano ben il 13% dei capi nazionali. L’alluvione ha colpito pesantemente anche la filiera della carne bovina, dato che nelle province coinvolte sono censiti circa 8.000 capi di razza Romagnola che afferiscono al circuito del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp. In definitiva, un’area estesa e particolarmente importante per il settore dalla cui conta dei danni deriverà anche l’impatto più o meno rilevante sulla futura produzione del settore agricolo nazionale.
Per quanto attiene invece alle dinamiche nazionali, si conferma nel primo trimestre del 2023 un graduale rallentamento della crescita dei prezzi agricoli (+7% su base annua in base all’indice ISMEA), dopo il + 14% del quarto trimestre 2022 e +21,5% di crescita media registrata nell’interno anno. A sostenere l’incremento delle quotazioni, è il comparto zootecnico a fronte di una lieve flessione di quello delle coltivazioni. Prosegue anche la tendenza all’aumento dei costi a carico delle aziende agricole, seppur in decelerazione rispetto alle dinamiche del 2022. Secondo l’indice ISMEA dei prezzi dei mezzi correnti di produzione il primo trimestre di quest’anno chiude con una crescita +14,3% su base annua, dovuta ancora in buona parte ai listini dei prodotti energetici (+28%), servizi agricoli (+22%) e dei mangimi (+19%).
Sul fronte del consumo finale resta ancora elevata l’inflazione nel carrello della spesa degli italiani. Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari ISMEA – NielsenIQ nel primo trimestre di quest’anno i consumatori hanno speso in alimenti e bevande nel canale domestico circa due miliardi di euro in più (+8,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, evidenziando una crescita allineata al dato dell’inflazione di marzo rilevato da ISTAT per i prodotti alimentari e le bevande (+8,7%).
Sulla scia degli aumenti dei prezzi e di una domanda estera ancora tonica, prosegue la tendenza positiva delle nostre esportazioni agroalimentari (+11,6% su base annua). Tra i prodotti di maggior successo all’estero si confermano paste alimentari, vini, caffè torrefatto, formaggi stagionati e prodotti da forno, per cui il valore dell’export continua a mostrare una dinamica molto positiva, in gran parte dovuta all’aumento dei prezzi, ma anche a volumi in crescita. Nei primi tre mesi del 2023 aumentano anche le importazioni (+12,5% su base annua), contribuendo ad aumentare il deficit della bilancia commerciale del settore.
Infine, l’indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende agricole e dell’industria agroalimentare del panel Ismea mette in luce un miglioramento della fiducia degli operatori rispetto al quarto trimestre del 2022, un ottimismo rivolto soprattutto all’andamento degli affari nei prossimi 2-3 anni e alle aspettative di produzione future. Tuttavia, resta elevata l’incidenza degli intervistati che dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione aziendale negli ultimi tre mesi a causa degli elevati costi di produzione e delle condizioni meteorologiche avverse.
Le opinioni delle imprese agroalimentari sulla congiuntura e focus su energie alternative e approvvigionamento
L’indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende agricole e dell’industria agroalimentare del panel Ismea mette in luce un miglioramento della fiducia degli operatori rispetto al quarto trimestre del 2022. Per il settore agricolo si registra un maggiore ottimismo soprattutto rispetto all’andamento degli affari futuri, mentre la percezione della situazione attuale risulta ancora compromessa dalle preoccupazioni per l’aumento dei costi e per l’imprevedibilità del futuro. Anche per l’industria alimentare l’indice del clima di fiducia è aumentato grazie soprattutto all’aumento dell’ottimismo rispetto alle aspettative di produzione future. Tuttavia, nel primo trimestre 2023 aumenta la percentuale di imprese agricole e dell’industria che dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione negli ultimi tre mesi, e l’aumento dei costi di produzione si conferma il principale fattore critico; gli operatori del settore primario indicano anche le avverse condizioni metereologiche. Per il panel industria, si riduce la percentuale di intervistati che denuncia problemi di approvvigionamento delle materie prime.
Dall’indagine di approfondimento sull’adozione di soluzioni innovative per la produzione di energia emerge che una buona percentuale delle imprese dell’agricoltura e dell’industria dei panel Ismea, il 13%, non ha investito in sistemi di risparmio energetico nel 2022 perché ne era già in possesso. Coloro che non hanno investito, e che non hanno intenzione di farlo, dichiarano che impianti di questo genere sono troppo costosi, o che le dimensioni aziendali sono troppo ridotte. Alle imprese dell’industria alimentare è stato inoltre proposto un approfondimento sull’approvvigionamento dei materiali di consumo, da cui emerge che carta e cartone sono i materiali che hanno subito l’incremento di prezzo maggiore, e insieme al vetro sono stati indicati come quelli più difficili da reperire sul mercato.