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Allarme latte in tutta Italia: cosa sta succedendo

Il latte è la principale materia prima usata dai caseifici. Normalmente ci sono 2 tipi di contratti: quello relativo al “prezzo del latte alla stalla” che fa registrare un incremento rispetto al 2021 del 43% e quello relativo al “mercato spot” che fa registrare un incremento del 73%.  E’ opportuno notare che mediamente il latte incide per il 40-50% del costo totale del formaggio, per cui solo per il prezzo del latte il prodotto finito sarebbe dovuto aumentare dal 22% al 37% circa. La cosa più grave e assurda poi è stata quella di conoscere il prezzo del latte da pagare nel mese di Luglio, solo al 25/7, quindi con effetto retroattivo (di 25 giorni). E’ già difficile ottenere un incremento prezzo dalla GDO dopo 2-3 mesi dall’incremento di prezzo, figuriamoci  poi nel caso di retroattività di 25 giorni!!!

Gli imballaggi utilizzati dai caseifici sono generalmente carta/cartone e plastica. Ebbene, il cartone ha avuto aumenti fino al 124% e la plastica fino al 87%.

L’energia elettrica, rispetto al 2021 è più che triplicata.

I trasporti hanno fatto registrare aumenti intorno al 40%.

In più ci sono tutti i costi “indiretti” (manutenzioni, analisi di laboratorio, indumenti di lavoro, materiali di pulizia) e gli oneri finanziari che ogni giorno comportano notevoli incrementi di prezzo.

Quello che stupisce è che è molto raro sentire i media parlare della situazione dei caseifici. La settimana scorsa mi è capitato di sentire un’intervista sulla radio più ascoltata d’Italia, con Michele Carrus, presidente di “Federconsumatori” che non ha nemmeno citato la parola latte o formaggi. Ha citato la pasta, la farina, la frutta, la verdura, la carne i salumi.

La GDO dice che non può aumentare i prezzi perché altrimenti genererebbe inflazione e quindi accetta solo incrementi di listino molto limitati. Tutti i media parlano di aumenti al consumo intorno all’8% dei prodotti alimentari. I numeri che ho evidenziato più sopra giustificherebbero aumenti al consumatore di più del 30%. Mi chiedo quindi perché siano i trasformatori a pagare il prezzo più importante di questa crisi. Gli allevatori, con il prezzo del latte a 0,66 €/Litro non devono assolutamente lamentarsi. La GDO non accetta l’aumento necessario dei prezzi dei formaggi, per cui sono i trasformatori che hanno l’onere di sopportare tutti o quasi gli incrementi di tutti i fattori produttivi.

In questa situazione i piccoli produttori sono destinati a chiudere in tempi piuttosto brevi.

Soluzioni di breve periodo proposte da CNA AGROALIMENTARE:

DATI ISMEA

Tendenze – Latte e derivati ovicaprini

n.1/2022 – Luglio 2022

Tendenze e dinamiche recenti

L’Italia, è il terzo produttore in ambito UE di latte di pecora, con una quota pari a oltre 1/5 del totale comunitario, e il primo produttore di formaggi pecorini, con una quota di circa 1/3 sul totale. La Spagna, che è il principale competitor dei prodotti italiani, ha registrato nel 2021 un calo della produzione sia di latte ovino che di formaggi pecorini (rispettivamente -12% e -6%).

Nel 2021 l’allevamento ovicaprino da latte ha generato un valore di 572 milioni di euro, con un aumento rispetto all’anno precedente del 12% da attribuire esclusivamente alla forte spinta dei prezzi all’origine. La produzione, pari a 450mila tonnellate di latte di pecora e 43 mila tonnellate di latte di capra, è risultata in contrazione (rispettivamente -0,7% e -1,8% rispetto al 2020).

I prezzi all’ingrosso del Pecorino Romano, che rappresenta il prodotto guida del mercato, sono in progressiva crescita, in particolare a partire dallo scorso autunno. Nel primo semestre 2022 l’incremento ha raggiunto un picco del +30% nel mese di giugno arrivando a superare gli 11 euro/kg.
In forte aumento anche il prezzo del latte ovino, che in Sardegna ha superato i 103 euro/100 litri (Iva inclusa) nel mese di giugno 2022, facendo registrare un aumento di oltre il 18,7% rispetto a un anno fa. L’atteso recupero di redditività da parte degli allevatori è stato in parte compromesso dai rincari delle materie prime (+13,2% per i prezzi dei mangimi nel primo semestre 2022).

Nei primi cinque mesi del 2022 le vendite di formaggi pecorini sono risultate in contrazione (-7,7% in volume) a fronte di una incisiva spinta sui prezzi (+8,5%), con una dinamica decisamente più accentuata rispetto al totale dei formaggi e latticini.
Per il Pecorino Romano DOP il calo delle vendite si è attestato al -15,3% in volume, a fronte di una sostanziale stabilità della spesa e di una decisa spinta verso l’alto dei prezzi (+17,5%).

Il settore sta attraversando una congiuntura molto positiva, soprattutto grazie alla straordinaria ripresa dei flussi esportativi e al rafforzamento dei prezzi dei prodotti più rappresentativi.
Non mancano le criticità nella fase di allevamento, sia rispetto alla disponibilità di mangimi sia rispetto alle risorse di pascolo, pesantemente ridotte dalla siccità e dagli incendi, nonché i possibili effetti sulle esportazioni di un apprezzamento del cambio euro/dollaro.

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