Le gare di appalto rappresentano, per le piccole e medie imprese italiane, una vera e propria scalata. Non a caso, infatti, l’Osservatorio CNA sulla burocrazia è stato intitolato “Appalti pubblici. L’Everest delle piccole imprese”. Il quarto rapporto sulla burocrazia è stato presentato da CNA Toscana Centro e CNA Costruzioni nella sede del Consorzio Citep a Prato alla presenza di molti rappresentanti delle istituzioni e delle principali stazioni appaltanti della provincia di Prato e Pistoia.
All’incontro sono intervenuti Claudio Bettazzi, presidente CNA Toscana Centro; Marco Capozi, responsabile Relazioni istituzionali CNA nazionale e coordinatore dell’Osservatorio Burocrazia; Antonio Chiappini, responsabile CNA Costruzioni Toscana; Leandro Vannucci, presidente Consorzio Citep, mentre alla tavola rotonda “Superiamo l’Everest con le novità del nuovo Codice degli appalti”, sono intervenuti Riccardo Castellucci, presidente CNA Costruzioni CNA Toscana Centro; l’assessore del Comune di Pistoia, Leonardo Cialdi; l’assessore del Comune di Prato, Valerio Barberis, l’onorevole Erica Mazzetti, componente della VIII Commissione ambiente, territorio, lavori pubblici e relatrice del nuovo Codice degli Appalti.
I dati elaborati dall’Osservatorio nazionale CNA, che ha analizzato oltre mille procedure di gare d’appalto portate avanti in 28 città italiane, dimostrano come il 67% delle procedure sia prerogativa delle imprese di maggiori dimensioni: il mercato, infatti, è concentrato per oltre due terzi su bandi di importo superiore a 5 milioni, e di questi, la fetta più ampia è sopra i 25 milioni.
L’Osservatorio CNA ha analizzato circa 30 bandi che hanno riguardato Prato, Pistoia e Calenzano dove si conferma una scarsa propensione delle stazioni appaltanti a suddividere in lotti: solo il 10% dei bandi viene suddiviso in lotti e meno del 10% dei bandi esaminati contiene una motivazione in caso di mancato frazionamento. Ciò scoraggia la partecipazione delle Pmi al mercato degli appalti pubblici, senza contare la difficoltà delle stazioni appaltanti territoriali ad introdurre clausole di carattere premiale nei bandi a tutela delle Pmi.
Altra nota dolente poi è la partecipazione in forma aggregata agli appalti: a Prato e Pistoia meno del 30% dei bandi prevede specifici requisiti di accesso per la partecipazione di forme aggregate quali i consorzi di imprese artigiane, ma spesso vengono utilizzate formulazioni che non ne favoriscono la partecipazione.
Ma se a livello nazionale il 30% delle procedure si svolge ancora in modalità cartacea con buste sigillate inviate per raccomandata, 3 stazioni appaltanti su 10 garantiscono la piena trasparenza delle informazioni di gara (fonte di pubblicazione del bando), ben 4 stazioni appaltanti su 10 non pubblicano alcun dato relativo all’aggiudicazione (data di aggiudicazione, totale delle imprese che hanno presentato offerte, percentuale di ribatto aggiudicata, soglia di anomalia), per quanto riguarda Prato e Pistoia sul piano della trasparenza e della digitalizzazione questo territorio si dimostra più virtuoso di altri, visto che tutti i Comuni dal 2019 utilizzano in gran parte la piattaforma Start della Regione Toscana per espletare le gare pubbliche.
“I dati dell’Osservatorio hanno quantificato le enormi criticità che penalizzano l’accesso agli appalti delle imprese di Prato e Pistoia del settore costruzioni, confermando ciò che CNA denuncia da anni – precisa Castellucci – Oggi sappiamo che, a parte la digitalizzazione del sistema degli appalti, sul nostro territorio tutti gli altri indicatori legati al sistema degli appalti pubblici si confermano pesantemente al di sotto della media nazionale, malgrado i nostri sforzi per colmare questo gap attraverso la sottoscrizione di accordi e protocolli che si infrangono però contro il muro della burocrazia istituzionale. Ecco perché, se le pubbliche amministrazioni vogliono davvero salvaguardare le migliaia di imprese del comparto costruzioni hanno una sola strada: l’applicazione corretta del nuovo Codice degli Appalti e in particolar modo dell’articolo 50, che consentirebbe, da subito, di superare queste criticità, eliminando anche le distorsioni e il concetto del massimo ribasso che ha sempre favorito solo le stazioni appaltanti e non certo le imprese. Trattandosi di un codice di principi e non di regole, la qualificazione dei funzionari della P.a. diventa un elemento fondamentale da presidiare e se non si interviene sul sistema delle responsabilità questo Codice rischia di restare un quaderno di buone intenzioni, e questo sarebbe devastante per le imprese. Perciò CNA si impegnerà al massimo per alcune criticità evidenti: la discrezionalità e l’accorpamento delle stazioni appaltanti, il ricorso all’appalto integrato, l’obbligo di qualificazione per imprese di servizi”.
“Abbiamo fortemente voluto questo confronto con i Comuni interessati – sottolinea Bettazzi – proprio per diffondere questi dati e favorire così la consapevolezza, da parte di tutti i soggetti coinvolti, delle enormi difficoltà che le piccole imprese incontrano nella partecipazione alle gare di appalto pubbliche. L’economia generata dal mercato degli appalti pubblici rappresenta il 13% del Pil europeo. In Italia, nel 2021, l’importo totale degli affidamenti sopra i 40mila euro è stato di 199,4 miliardi di euro, con un aumento del 6,6% rispetto al 2020 e del 13,4% rispetto al 2019. Da tutto questo mercato le piccole e medie imprese che rappresentano il 90% dell’ossatura economica, restano, di fatto, escluse, e questo non è più accettabile. Ecco perchè avanziamo delle richieste precise alle P.a. come, ad esempio, prevedere nei bandi l’obbligo della suddivisione in lotti per favorire l’accesso alle Pmi, sostenere le forme aggregate di imprese, semplificare le procedure, favorire la qualificazione delle stazioni appaltanti e limitare il ricorso al subappalto”.
“Le cifre del mercato degli appalti pubblici sono importanti – ha concluso Capozi – e danno la misura di quanto il settore pubblico possa essere di impulso per la tenuta della nostra economia, che è fatta di tante piccole e medie imprese che continuano ad avere, però, evidenti difficoltà ad accedere a questo tipo di procedure. Su oltre mille gare d’appalti analizzate in 28 città italiane, ben il 67% è appannaggio delle imprese di grandi dimensioni a cui va la fetta più ampia di tutto questo mercato dal quale, in pratica, le Pmi sono coinvolte solo in modo marginale”.
Dal tavolo di confronto organizzato d CNA Costruzioni Toscana Centro sono emersi anche i risultati ottenuti dall’associazione che ha lavorato per le modifiche al nuovo Codice degli appalti, che deve ora costituire un vero e proprio manuale per tutti gli operatori del settore, con regole chiare e proporzionate alla dimensione degli operatori economici.
Di qui, le richieste che CNA Costruzioni Toscana Centro ha messo sul tavolo degli interlocutori istituzionali:
- Favorire l’accesso a micro e piccole imprese
- Prevedere l’obbligo della suddivisione in lotti
- Sostenere le forme aggregate di imprese
- Semplificare le procedure
- Favorire la qualificazione delle Stazioni Appaltanti
- Semplificare la disciplina negli appalti sottosoglia
- Tutelare i mercati locali
- Limitare il ricorso al subappalto
- Valorizzare le specificità dei beni culturali
- Consentire una corretta applicazione dei diversi Ccnl